Mezzo villaggio raso al suolo. E 185 i morti già contati. È una strage quella che si è consumata a Baga, villaggio sul Lago Ciad, nello stato nord-orientale di Borno, considerato la roccaforte del gruppo armato islamico Boko Haram. Decine di case, negozi e automobili sono stati distrutti nel corso dei combattimenti, anche con armi pesanti, tra esercito e jihadisti. Molti civili sono stati usati come scudi umani durante gli scontri. Il 40% del villaggio è andato distrutto dalle fiamme e diversi residenti sono dispersi. Tra le vittime ci sono soldati e guerriglieri, ma soprattutto civili, secondo i mass media locali che citano fonti governative riservate. Negli ambienti militari non è stato confermato ufficialmente il bilancio degli scontri, scoppiati dopo che era stata circondata una moschea in cui si sarebbero asserragliati i ribelli.
Un anonimo ufficiale si è limitato a parlare di «decine di morti», mentre un portavoce delle Forze Armate di stanza nell'area, tenente colonnello Sagir Musa, ha affermato che si tratta di cifre «enormemente gonfiate», dunque «impensabili», anche se ha poi ammesso che «qualche perdita di vite umane può esservi stata». È consuetudine da parte delle autorità del Paese africano minimizzare le conseguenze del conflitto con Boko Haram, allo scopo di non esaltarne le potenzialità.
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