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Onu: sì a Palestina Stato osservatore

Al Palazzo di Vetro, i voti favorevoli sono stati 138, quelli contrati nove, mentre 41 paesi si sono astenuti. Abu Mazen: "Noi crediamo nella pace". Israele: "Parole ostili"

Onu: sì a Palestina Stato osservatore

Un voto storico destinato a far polemica. La Palestina entra nell'Onu come "Stato osservatore". Al Palazzo di Vetro di New York, i voti favorevoli sono stati 138, quelli contrati nove, mentre 41 paesi si sono astenuti. La votazione è avvenuta dopo che il presidente dell'Anp, Abu Mazen, aveva preso la parola davanti all'Assemblea generale spiegando che "la Palestina crede nella pace e la sua gente ne ha un disperato bisogno. Dateci il certificato di nascita".

"È arrivato il momento di dire basta all'occupazione e ai coloni, perché a Gerusalemme Est l'occupazione ricorda il sistema dell'apartheid ed è contro la legge internazionale. I palestinesi non accetteranno niente di meno dell'indipendenza sui territori occupati nel 1967 con Gerusalemme Est", aveva tuonato il leader palestinese.

La replica di Israele è arrivata a stretto giro di posta. Il premier Benjamin Netanyahu ha dichiarato che la votazione di oggi "non cambierà alcunché sul terreno, non avvicinerà la costituzione di uno Stato palestinese, ma anzi la allontanerà", assicurando tuttavia che "la mano di Israele resta tesa verso la pace". Nei confronti del leader palestinese la risposta è stata caustica: "Parole ostili, velenose non da uomo che vuole la pace".

Anche gli Usa, che hanno votato contro la risoluzione, non hanno preso bene la decisione dell'Onu. Secondo l'ambasciatore Usa all'Onu, Susan Rice, si tratta di una "risoluzione controproducente" che ostacola il raggiungimento dell'obiettivo di "due Stati per due popoli". Ancor più netta l'opinione del segretario di Stato americano Hillary Clinton, secondo cui il voto "pone nuovi ostacoli sul cammino della pace". Soddisfazione invece da parte della Santa Sede: "Accogliamo con favore la decisione dell'Assemblea Generale". Le ore precedenti al voto sono state scandite dalla contrarietà di Israele e Stati Uniti alla richiesta dell'Anp e dalle posizioni invece favorevoli di Italia, Russia e Cina. Insomma, all'appuntamento di questa sera, l'Europa, e non solo, è arrivata divisa. Se Francia, Irlanda, Gran Bretagna, Grecia e Spagna hanno dichiarato di appoggiare la risoluzione, la Germania ha fatto invece sapere che si sarebbe astenuta. L'Italia invece ha deciso di dare il sostegno all'Anp. Lo ha annunciato nel pomeriggio una nota di Palazzo Chigi che ha suscitato l'irritazione di Israele, rimasta "delusa dall'Italia", nonostante il premier Monti avesse precisato che la scelta del suo esecutivo fosse "parte integrante dell'impegno del governo italiano volto a rilanciare il processo di pace con l'obiettivo di due Stati, quello israeliano e quello palestinese, che possano vivere fianco a fianco, in pace, sicurezza e mutuo riconoscimento".

Monti ha dovuto poi telefonare sia a Netanyahu sia ad Abu Mazen per cercare di placare gli animi e spiegare meglio la posizione del'Italia. Al presidente dell'Anp, il premier italiano ha chiesto di accettare il riavvio immediato dei negoziati di pace senza precondizioni, mentre al premier israeliano ha ricordato la "forte e tradizionale" amicizia tra i due paesi. All'ambasciata palestinese d'Italia la festa è cominciata prima che venisse approvata la risoluzione.

Dopo la votazione di oggi, l’Autorità Nazionale Palestinese si prepara a una svolta storica: passerà da entità a Stato osservatore. Ma il desiderio di raggiungere la qualfica di Paese membro è sempre presente, anche se difficilmente praticabile dal momento che per l’ammissione come Stato membro è necessario il via libera dei Quindici con il voto favorevole di almeno nove membri oltre ai pareri favorevoli dei cinque membri permanenti (Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Russia e Cina).

Allo stato attuale, quello che l'Anp può fare è chiedere l’accesso ad altre agenzie specializzate dell’Onu e può aderire allo Statuto della Corte Internazionale di Giustizia, principale organo giurisdizionale dell'Onu. Infine, l'Anp ptrebbe chiedere di ricorrere alla Corte Penale Internazionale, accettandone "la giurisdizione per reati commessi sul proprio territorio" da altri Paesi.

Così facendo, si potrebbe far strada l'ipotesi di una eventuale denuncia contro Israele per crimini di guerra o per la colonizzazione illegale (in base al diritto internazionale) dei Territori occupati.

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