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Prove di tregua tra generali e islamisti

Annullato il corteo di ieri. E Al Sissi: "Il conflitto è un tunnel". L'Ue: "Rivedremo le relazioni col Cairo"

Prove di tregua tra generali e islamisti

Avevano avvertito che sarebbe stata una settimana di proteste. E ancora una volta, nonostante il coprifuoco, le leggi di emergenza e altri 79 morti sabato, i sostenitori del deposto presidente islamista Mohammed Morsi sono scesi in strada ieri in tutto l'Egitto: al Cairo, Assiut e Minya nel Sud, nelle città del Delta del Nilo, nell'oasi del Fayoum. I Fratelli musulmani hanno chiesto ai propri sostenitori di marciare in corteo da diverse parti del Cairo dopo la preghiera del pomeriggio, sfidando il coprifuoco. Uno dei cortei, quello che avrebbe dovuto convergere verso il palazzo presidenziale, simbolo di quel potere che fino agli inizi di luglio era detenuto dalla Fratellanza, è stato cancellato all'ultimo momento, troppo tardi per fermare decine di persone già nelle strade. «Motivi di sicurezza», ha detto una portavoce della Fratellanza, che ha parlato di «cecchini» sui tetti del quartiere. Nella capitale, altri cortei hanno marciato nel tardo pomeriggio verso l'edificio della Corte costituzionale, legata invece al nuovo potere: il presidente ad interim è l'ex capo dello stesso tribunale. L'enorme edificio lungo il Nilo è stato circondato dall'esercito, l'area circostante protetta da filo spinato.

Non è chiaro se la cancellazione di una delle manifestazioni sia dovuta a divisioni interne al movimento, alla semplice mancanza di una leadership chiara in seguito ad arresti e repressione. Difficile pensare che possa essere un segnale di ammorbidimento dei toni, visto che cortei sono stati organizzati nel resto del Paese. Anche se le parti non sembrano volere un compromesso, la riduzione della protesta e alcune frasi sparpagliate in un discorso duro del comandante delle Forze armate egiziane Abdelfattah Al Sissi fanno però sperare che le prossime ore possano portare aperture. É la prima volta che il generale parla dai fatti di mercoledì, quando negli scontri in tutto il paese sono morte almeno 600 persone in poche ore. Bilancio a cui andrebbero aggiunte le vittime, pare 38, di un attacco a un carcere dove per liberare i Fratelli detenuti. «Chiunque pensi che la violenza faccia inginocchiare l'Egitto, ci ripensi. Non staremo mai zitti davanti alla distruzione del Paese», ha detto a una platea di comandanti della polizia e ufficiali dell'esercito, aggiungendo però che «in Egitto c'è posto per tutti». Il giorno prima, un portavoce del premier aveva detto che il governo starebbe valutando la dissoluzione dei Fratelli musulmani, suggerendo così la volontà delle nuove autorità di eliminare il movimento islamista dalla vita politica. Non è nelle aule dei tribunali però che si combatte ora in Egitto e ieri sera, quando questo giornale andava in stampa, la tensione era alta nella capitale per il timore che i cortei potessero scontrarsi con le forze dell'ordine e cittadini ostili alla Fratellanza.

Contro il nuovo governo e la sua gestione della crisi ha parlato ieri l'Unione europea, che ha minacciato di «rivedere con urgenza» la sua relazione con il Cairo e i cinque miliardi di aiuti annui al Paese.

É in un'impasse invece l'Amministrazione americana, all'interno della quale il dibattito sulla sospensione degli aiuti militari, 1,3 miliardi di dollari all'anno, crea divisioni.

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