«Speriamo che i facenti funzione in Ucraina non commettano niente di irreparabile». È un avvertimento in piena regola quello di Vladimir Putin ai governanti di Kiev, a cominciare da quel «facenti funzione» che sottolinea in rosso fosforescente il fatto che al Cremlino si rifiutano di considerare il presidente (pro tempore) Oleksandr Turchynov e il premier Arseny Yatsenyuk (che invece è effettivo) come interlocutori.
Putin, che parlava in una riunione del governo russo dedicata alla crisi ucraina, si riferiva ai gravi disordini in corso nell'estremo Est di quel Paese, che non solo il governo di Kiev ma anche quello americano attribuiscono apertamente a ingerenze dirette di provocatori inviati da Mosca. Ieri Kiev ha rivolto un ultimatum agli attivisti filorussi, molti dei quali sono nostalgici dell'Unione Sovietica e ne ostentano i simboli, che dopo il rilascio di una cinquantina di ostaggi tuttora occupano edifici pubblici nelle città di Donetsk e Luhansk: avete ancora 48 ore per andarvene pacificamente, oppure «vi tratteremo come eversori e terroristi in base alla legge».
Dopo l'arresto sabato scorso di una spia russa al confine orientale, ieri i servizi di sicurezza ucraini dell'Sbu hanno riferito di aver arrestato una donna russa di 23 anni accusata di far parte delle forze speciali coinvolte nella destabilizzazione delle regioni meridionali del Paese: si può comprendere quanto la situazione tra Mosca e Kiev sia tesa. Le parole di Putin sono sottili: sembra limitarsi a un invito a non rendere impossibile un futuro compromesso (magari da ricercare insieme con americani ed europei in prossimi negoziati a quattro già fissati per il 17 a Vienna), ma il messaggio sottinteso è «non toccate i nostri o ci darete il pretesto per intervenire in Ucraina come già abbiamo fatto in Crimea».
Ieri Putin ha affrontato con i suoi ministri un altro tema scottante, e non solo per Kiev ma anche per l'Europa: quello del gas russo venduto all'Ucraina. Il debito complessivo dell'Ucraina per il gas russo, come ha precisato il premier Dmitri Medvedev, ammonta ormai a 16,6 miliardi di dollari. «Non possiamo continuare ad aiutare l'Ucraina all'infinito», ha affermato il presidente russo. La Russia intende dunque imporre all'Ucraina, dopo aver alzato recentemente il prezzo di circa l'80 per cento, il prepagamento delle sue forniture del gas con un mese di anticipo. Putin ha sottolineato minacciosamente che se l'Ucraina non accetterà di sedersi a un tavolo per consultazioni con Mosca, la Russia «sfrutterà ogni possibilità offerta dai contratti del gas».
Così stando le cose, il governo ucraino ha reagito smettendo di pompare gas russo nei suoi depositi sotterranei di metano. Una mossa che rischia di avere come ricaduta, in un futuro non troppo lontano, difficoltà di rifornimento per i clienti europei di Gazprom. Come già accadde nel 2006 e nel 2009, l'Ucraina potrebbe infatti decidere di trattenere per i propri consumi il gas in transito per l'Europa. E considerando che poco più della metà di tutto il gas russo diretto a ovest passa dall'Ucraina non sarebbero problemi da poco.
Le relazioni tra Mosca e l'Occidente continuano intanto a deteriorarsi.
Ieri la Russia ha ribadito che i movimenti di proprie truppe «sul territorio nazionale non rappresentano alcuna minaccia» per Kiev: ma per la Nato sarebbero 40mila i militari russi vicini ai confini ucraini e potenzialmente pronti a varcarli. Mosca, al tempo stesso, ha interrotto le trasmissioni della stazione radio «Voice of America» in Russia, definita sprezzantemente dal responsabile dei media pubblici russi Dmitri Kiseliov «spam sulle nostre frequenze».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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