Putin fa aspettare Letta e poi loda Berlusconi

Arriva sulla limousine anti-mine in ritardo di un'ora e mezza. In città bloccati sms e mail, 007 ovunque. Sul Cavaliere: "Ha migliorato i rapporti Mosca-Roma"

Putin fa aspettare Letta e poi loda Berlusconi

Il bandierone russo sventola possente, come il Tricolore sui pennoni di piazza Unitá d'Italia. Vladimir Putin, il nuovo «zar», ben più basso del presidente del Consiglio, Enrico Letta, che sfoggia per l'occasione una sciarpa rossa, sembra a suo agio nel freddo di Trieste sferzata dalla bora. I due si concedono sorridenti ai fotografi, ma questo è solo show. Cinquant'anni dopo l'assassinio di Kennedy, una bolla di sicurezza visibile solo in superficie avvolge il presidente russo, uno dei capi di Stato più a rischio di attentato del pianeta, come in un film di James Bond. A cominciare dalla limousine anti mine più resistente di un blindato, la valigetta nucleare, i disturbatori per le trappole esplosive, il blocco di mail ed sms, fino allo hard room, un posto sicuro e insospettabile in città, presidiato dai corpi speciali russi, dove trasferire Putin in caso di emergenza. Il benvenuto al vertice Italia-Russia di ieri inizia con l'ospite d'onore che arriva in ritardo di un'ora e mezza. Nessun concerto di sirene spiegate, ma il convoglio del Cremlino è preceduto da un elicottero. Sul lato mare la sicurezza è garantita da una flottiglia di motovedette. Tutte le finestre su piazza Unitá devono restare chiuse, per evitare sorprese. E dal tetto della prefettura fa capolino un tiratore scelto in tuta nera e mefisto. Dalle 10.30 del mattino mail ed sms dai telefonini nella zona rossa sono bloccati. Il nuovo zar scende da una Mercedes blindata blu con il vessillo della Russia, lunga il doppio di una macchina normale. Il fondo è anti mine più resistente di quello di un blindato Lince in Afghanistan. Putin è una maschera di ghiaccio, incavolato nero per il mancato arrivo di gran parte del suo governo da Mosca prima di lui, a causa di un piano di volo pasticciato: più tardi, alla conferenza stampa, ricorderà che i rapporti con Silvio Berlusconi «sono amichevoli e non cambieranno a seconda della congiuntura italiana, lui ha fatto molto per incrementare i rapporti tra Russia e Italia». Al passaggio del convoglio presidenziale i Jammer, i disturbatori che bloccano gli inneschi di trappole esplosive via telefonini o impulsi radio, sono talmente potenti da far scattare i normali allarmi attorno a piazza Unità. La zona rossa è off limits. I manifestanti anti Putin, adunati da Vladimir Luxuria, si sono raggruppati in pochini e ben distanti. Oltre ai colori dei gay e all'arcobaleno della pace sventolano bandiere rosse con la falce e martello. Che ironia per un ex colonnello del Kgb, che ha vissuto il crollo del muro di Berlino venir contestato dagli ultimi compagni locali.

E pensare che la sua guardia presidenziale circola per il summit con auricolare e spillina di riconoscimento al bavero della giacca con la spada e lo stemma della Federazione Russa. Molto simile alla spada e lo scudo, vecchio simbolo del Kgb. La protezione ravvicinata di Putin è garantita da 35 uomini scelti giunti da Mosca, che comunicano con un sistema satellitare autonomo. Altri fanno da cornice esterna con i mezzi, comprese tre limousine presidenziali identiche e le armi giunti a Trieste con due giganteschi Antonov. La valigetta nucleare ha un veicolo tutto per sè scortata da ex Spetnatz, i corpi speciali fin dai tempi dell'Urss. Putin vuole solo gente fidata attorno, come l'autista della vettura blindata, sovrappeso, ma abilissimo a guidare.
Il gioiello della sicurezza russa è un mezzo speciale Nbcr, che dovrebbe resistere agli attacchi nucleare, batteriologico e chimico. Se accadesse il presidente viene spostato in una specie di capsula completamente isolata, ma in caso di emergenza la chicca è l'hard room. Un luogo vicino al vertice e sicuro, che può essere pure un appartamento privato, dove la guardia presidenziale trasporta subito Putin. La «stanza» viene bonificata prima e presidiata da agenti speciali russi e italiani. A Trieste ha coordinato la sicurezza, con 300 uomini, il vicequestore Paolo Gropuzzo, per 10 anni comandante dei Nocs, le teste di cuoio della polizia, che conosce bene i russi. Per il nuovo zar il menù del summit ha offerto a pranzo orzo con funghi porcini e carré di maiale condito da salsa di kren per concludere con lo strudel di mele.

Prima dell'arrivo di Putin, che a Trieste ha trascorso mezza giornata, la sicurezza russa aveva addirittura ispezionato l'ospedale locale controllando le sale operatorie, in caso di necessità, per non lasciare nulla al caso.

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