Fuori uno. Ma il più ingombrante. Nicolas Sarkozy si libera del fardello giudiziario più pesante e incassa la rivincita personale che potrebbe dargli la carica per tornare nell'arena e battersi alle presidenziali del 2017. La Procura di Bordeaux archivia le accuse ai danni dell'ex presidente nell'affaire Bettencourt, che lo vedeva indagato per cinconvenzione di incapace ai danni della miliardaria Liliane dalla quale - questo il sospetto originale - avrebbe cercato di ottenere finanziamenti illeciti per la corsa presidenziale, quella vincente, del 2007. «Troppo deboli» gli elementi a suo carico: così i giudici hanno decretato il «non luogo a procedere» per lui e rinviato a giudizio l'ex tesoriere dell'Ump Éric Woerth e altri nove imputati. Una vittoria personale per l'ex presidente finito nel polvere nel 2012, quando la sconfitta nella corsa per l'Eliseo gli era costata anche la perdita dell'immunità. «A calunniare si avvilisce soltanto la democrazia», ha scritto ieri polemico Sarkozy su Twitter ricordando che la presunzione di innocenza è un «principio fondamentale» e che per arrivare a questo risultato ci sono voluti «due anni e mezzo di inchiesta, tre giudici, decine di poliziotti, 22 ore di interrogatori, 4 perquisizioni. Centinaia di articoli che hanno messo in discussione la mia rettitudine».
Ma la missione è compita e il centrodestra in crisi di leadership tira una boccata d'ossigeno. La buona notizia, accolta non a caso da immediati e gioiosi messaggi in Rete dell'establishment del partito, sembra destinata a rimettere in pista il combattente Sarkò. Se fosse liberato dalla spina nel fianco dell'affaire Bettencourt aveva commentato alla vigilia della buona novella una fonte vicina all'ex presidente al Journal du Dimanche - tornerebbe in campo «come una Formula Uno esce dai box». D'altra parte da mesi l'entourage del presidente lascia intendere, senza mai conferme ufficiali dell'interessato, che Sarkozy potrebbe essere l'uomo giusto per la battaglia del 2017. A lanciare nuovi segnali è stato ieri Christiane Estrosi, segretario dell'associazione «Amici di Nicolas Sarkozy»: «Il nostro Paese ha bisogno» di lui, ha scritto in Rete rimettendo in moto gli entusiasmi della base.
Nonostante le grane giudiziarie non siano del tutto archiviate - a sfiorarlo sono ancora i processi Karachi (tangenti per la campagna elettorale del 1995), Tapie (l'arbitrato a favore del miliardario francese), Gheddafi (tangenti per le presidenziali 2007) e quello sui sondaggi per l'Eliseo (affidati a una società in mano all'ex consigliere politico del presidente) - Sarkozy è ancora il più amato tra gli elettori di centrodestra. Nell'ultimo sondaggio Ifop svetta in totale solitudine con il 62% dei consensi. Dopo di lui, con un misero 13%, il presidente del partito Alain Juppé e un punto più sotto il suo ex primo ministro François Fillon, finora unico candidato di centrodestra venuto allo scoperto per il 2017 e oggi divenuto fra i più critici competitor di Sarkò. L'Ump freme per ritrovare unità e leadership e Sarkozy potrebbe essere l'uomo giusto per coniugare entrambe. In estate, dopo un anno di silenzio, l'ex capo dell'Eliseo è tornato in assetto da combattente per salvare il partito dalla bancarotta dopo che l'Ump si è visto rifiutare dal Consiglio costituzionale il rimborso elettorale (11 milioni di euro) per aver incluso nel rendiconto spese non rimborsabili. Grazie a una mega colletta, che ha scatenato una grande mobilitazione, Sarkò è riuscito a traghettare il partito fuori dal pantano fallimento. Una prova di attivismo e generosità che gli elettori hanno apprezzato e che potrebbe far breccia anche fuori dall'Ump, dove cresce la già forte delusione per gli scarsi risultati della gauche al potere.
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