No, Cornelius Gurlitt non è - come è stato scritto da qualcuno - un «vecchietto stralunato» che nascondeva il tesoro di Hitler tra «barattoli di fagioli e derrate alimentari scadute». È possibile invece che dietro «nonno» Gurlitt si nascondesse un eccezionale giro di capolavori: un'organizzazione internazionale di mercanti d'arte senza scrupoli nella quale Gurlitt svolgeva forse il ruolo di testa di ponte. Insomma, una copertura per una banda di professionisti che sui capolavori «collezionati» dal papà di Cornelius (il gallerista Hildebrand Gurlitt) avevano costruito negli anni un business miliardario. La pinacoteca Gurlitt, in realtà, altro non era che uno straordinario «bottino di guerra» depredato dal regime nazista durante il periodo bellico. Una piccola parte dell'immenso «tesoro di Hitler» rubato dai gerarchi del Terzo Reich sarebbe finito misteriosamente nelle mani di Hildebrand Gurlitt e, dopo la sua morte, al figlio Cornelius. Ma nel 2011 la «giostra» dei capolavori smette di girare. Cornelius viene bloccato e spuntano i quadri della sua esclusivissima collezione. Nella quale non mancava proprio nulla. Compreso - è la scoperta dell'ultima ora - anche un dipinto inedito di Marc Chagall, uno di Henry Matisse e un'incisione del veneziano Giovanni Antonio Canal (il celebre Canaletto). A renderlo noto è stato Meike Hoffmann, lo storico dell'arte che sta collaborando con la polizia tedesca nelle indagini sui capolavori trafugati dai nazisti e rimasti nascosti per oltre mezzo secolo. Il quadro di Chagall, una scena allegorica, è datato intorno al 1920, più o meno lo stesso periodo dell'olio di Matisse dal titolo «Donna seduta». Tra i capolavori non conosciuti, anche un'opera di Otto Dix, un raro autoritratto dell'artista dipinto nel 1919, nonchè opere di Picasso e Kirchner.
Hoffmann ha tenuto ieri una conferenza stampa alla procura generale di Augusta, mostrando diapositive dei dipinti, ritrovati in casa Gurlitt. Il procuratore di Augusta, Reinhard Nemetz, ha fornito i numeri esatti delle opere: 1.285 dipinti senza cornice, 121 dipinti incorniciati, schizzi e stampe, alcune risalenti al XVI secolo. Hildebrand Gurlitt era stato uno degli esperti d'arte a cui i nazisti affidarono il compito di vendere il tesoro: opere trafugate ai collezionisti ebrei, a volte comprate a prezzi irrisori da ebrei in fuga che così pagavano il prezzo della loro libertà o sequestrato agli artisti delle avanguardie considerati «degenerati» (mai termine fu più improprio ndr). Un vero e proprio tesoro di opere d'arte del valore complessivo di un miliardo di sterline, oltre un miliardo di euro: capolavori di artisti che si riteneva fossero andati perduti. Le opere, che molti pensavano fossero state addirittura distrutte durante un bombardamento nella Seconda guerra mondiale, erano invece in casa di Cornelius Gurlitt che, due anni fa, venne fermato dalla polizia tedesca e scoperto in possesso di un'ingente somma in contanti; da lì è cominciata un'indagine che ha portato alla perquisizione dell'appartamento e al sequestro dei capolavori.
A scoprire il mistero delle opere scomparse è stato il magazine tedesco Focus che ha fatto luce sull'inchiesta della polizia finora tenuta nascosta.
I fantasmi del nazismo continuano a fare paura.
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