La fotografia della giornata potrebbe essere la «testa rasata» che si presenta in Sant’Ambrogio «occupato» solo da una cinquantina di agenti e altrettanti giornalisti. «Guarda che il presidio di Forza nuova è stato annullato» gli dice pietosamente qualcuno. «Davvero? Nessuno mi aveva avvertito» e se ne va via sconsolato. Da qui la cronaca di una domenica annunciata sulfurea e finita, per fortuna, in nulla: destra da una parte, sinistra dall’altra, in mezzo 6/700 poliziotti e carabinieri a permettere a entrambi di manifestare liberamente. «C’è da ringraziare il prefetto, il questore e le forze dell’ordine che hanno permesso la manifestazione di Forza nuova, impossibile da impedire perché garantita dalla Costituzione» ha detto alla fine il sindaco Letizia Moratti. «Milano ha saputo isolare l’estrema destra e ha scelto di essere da un’altra parte» le ha replicato il presidente della Provincia Filippo Penati.
Ore 11, si inizia, come detto, a Sant’Ambrogio dove Roberto Fiore, fondatore e leader del gruppo di estrema destra, avrebbe dovuto organizzare un presidio con i suoi e poi andare a messa. Sabato il questore gli nega la piazza, lui in serata annulla la manifestazione, ma ugualmente di buon’ora davanti alla basilica si materializzano decine di agenti in tenuta antisommossa e altrettanti giornalisti armati di telecamere e taccuini. E nessun altro. Contemporaneamente una delegazione dell’Anpi depone corone in memoria delle vittime del nazifascismo alla loggia dei Mercanti.
Ore 13 iniziano le grandi manovre davanti all’hotel Cavalieri, sede del convegno organizzato da Fn, con relatori provenienti da Inghilterra, Francia e Cipro. Missori è a dir poco blindata, contingenti presidiano ogni via e vicolo d’accesso alla piazza. Alle 13.30 viene bloccato il traffico: non si passa più, in auto, in tram, neppure a piedi.
Ore 14.20 in piazza Aspromonte 500 «forzanovisti», guardati a vista da decine di agenti, vengono fatti salire sui quattro bus dell’Atm, staffette di polizia davanti e dietro, in cielo un elicottero. Alle 14.40 arrivano al Cavalieri.
Ore 15.30 davanti alla Scala arrivano ex partigiani, simpatizzanti di sinistra, centri sociali, artisti come Moni Ovadia, Bebo Storti e Renato Sarti, alla fine saranno tra i 2 e i 3mila. Si aprono banchetti, vengono venduti dischi, libri, birra, vino e panini. Un grande striscione «L’antifascismo chiama, Milano accorre» compare sulla facciata del Piermarini, oratori si alternano alla musica. Poco dopo le 16 un acquazzone si abbatte sulla città, tutti in galleria a intonare canti partigiani in mezzo a divertiti turisti. Appena smette di piovere, di nuovo fuori per continuare il festoso e pacifico happening.
Ore 17.30 l’elicottero della polizia riprende a volteggiare, annunciando che, essendo il convegno finito, i «forzanovisti» stanno tornando in Aspromonte coi bus. Fiore si attarda e viene circondato da microfoni e telecamere. È la sua giornata, ha avuto un’esposizione mediatica come raramente nella sua vita politica e la gode lanciando messaggi di pace e tolleranza. Nel frattempo vengono tolte le transenne i tram riprendono a sferragliare, qualche curioso si ferma a guardare. La città tira un sospiro di sollievo: meno di così non poteva capitare.
«Per fortuna è andato tutto bene - ha commentato Letizia Moratti - le due manifestazioni si sono svolte pacificamente. Io sono stata in contatto tutto il giorno col prefetto: c’è da ringraziare le forze dell’ordine per come si è svolta la giornata».
Estrema destra e autonomi: domenica con il centro città sotto scorta
Manifestazioni, le forze dell’ordine schierano settecento uomini nel centro di Milano: i militanti costretti a ignorarsi. La Moratti ringrazia prefetto e questore: «Hanno permesso iniziative che sono garantite dalla nostra Costituzione». I camerati di Fn "invadono" il Cavalieri
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