"Auguri di stagione". L'Ue cancella ancora il Natale

L'Ue sostituisce gli auguri di Natale con quelli di "stagione". Così, nel nome di una falsa inclusione, l'Europa rinnega le proprie radici cristiane

"Auguri di stagione". L'Ue cancella ancora il Natale
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"Cucù", il buonsenso non c'è più. E figuriamoci la tradizione, considerata dai progressisti un residuato culturale non al passo coi tempi. Se in Italia c'è chi, nel nome di una falsa inclusione, ha deturpato il presepe e cancellato il nome di Gesù dai canti di Natale (sostituendolo con "Cucù), in Europa non va meglio. Al Parlamento Europeo, ad esempio, il politicamente corretto si è insinuato anche negli auguri per le imminenti festività natalizie. Come denunciato dall'eurodeputata leghista Silvia Sardone, infatti, sui computer dei funzionari di Bruxelles e sulle pagine web ufficiali è comparsa la seguente dicitura: "Auguri di stagione" (letteralmente "Season's greetings", traducibile anche come "buone feste"). Via ogni riferimento alla solennità cristiana del 25 dicembre, per non mancare di rispetto a chi professa un altro credo o appartiene a un'altra cultura.

"Io non ci volevo credere. Ma noi festeggiamo il Natale, le nostre radici giudaico-cristiane... Invece qua il Natale è stato totalmente cancellato e c'è scritto 'buone feste di stagione'. Invece noi auguriamo a tutti buon Natale", ha lamentato la leghista Sardone, che proprio nei giorni scorsi aveva messo in evidenza un'altra opinabile scelta targata Ue: quella di inserire l'immagine di una donna con il velo islamico in un opuscolo istituzionale nel quale si parlava di tutt'altro. "Fino a quando l'Unione Europea continuerà a sottomettersi all'islamismo che vede la donna oppressa e non libera di vestirsi come vuole?", aveva attaccato l'eurodeputata.

Ora, la nuova euro-follia: al Parlamento Europeo gli 'auguri di stagione' al posto di quelli di Natale "per non infastidire le comunità straniere, islamiche in particolare". Su questo fronte, è bene ricordarlo, l'Europa è recidiva: già nel 2021, infatti, le "Linee guida della Commissione europea per la comunicazione inclusiva" esortavano a "evitare di dare per scontato che tutti sono cristiani", proprio con riferimento alle formulazioni da utilizzare in occasione delle festività. E così, con un esempio deleterio, si suggeriva di sostituire la frase "il Natale può essere stressante" (strana affermazione, già di per sé) con "le vacanze possono essere stressanti".

Curiosamente, però, le istituzioni di Bruxelles non si accorgevano della discriminazione al

contrario che stavano apparecchiando anche per gli anni a venire: per non offendere le altre culture, la neo-lingua politicamente corretta emarginava infatti la tradizione cristiana nella quale l'Europa affonda le proprie radici.

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