Europa

Divieti e norme sugli imballaggi: cosa prevede l'accordo Ue

Il Consiglio e il Parlamento Ue hanno raggiunto un'intesa provvisoria sulla proposta di regolamento. Ecco gli imballaggi in plastica vietati dal 2030. Pichetto Fratin: "Accolte alcune richieste dell'Italia"

Il regolamento Ue sugli imballaggi mette in crisi l'Italia
Il regolamento Ue sugli imballaggi mette in crisi l'Italia

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Divieti e norme sugli imballaggi: cosa prevede l'accordo Ue

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Il negoziato si è chiuso con un accordo provvisorio che in parte soddisfa l'Italia. Il Consiglio dell'Ue e il Parlamento europeo hanno raggiunto un'intesa sulla proposta di regolamento sugli imballaggi e rifiuti di imballaggio: per l'Italia, che sull'argomento aveva espresso con nettezza una propria posizione, si tratta di un passo avanti comincia. Il negoziato - ha detto il ministro dell'Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin - "comincia ad accogliere alcune delle richieste italiane". L'esito, ha spiegato il viceministro Vannia Gava, "conferma la bontà delle nostre proposte per tutelare ambiente e imprese" ma "non è abbastanza e serve ancora un surplus di riflessione" da parte dell'Europa. Tra norme, novità e divieti, ecco cosa prevede l'accordo.

Imballaggi, divieti sui monouso dal 2023

L'intesa conferma innanzitutto la richiesta di un calo dei rifiuti da imballaggio del 5% entro il 2030, del 10% nel 2035 e del 15% entro il 2040, come previsto nella proposta iniziale della Commissione europea. Saranno vietati dal 2030 alcuni formati di imballaggi in plastica monouso, come imballaggi per frutta e verdura fresca non trasformata, imballaggi per alimenti e bevande riempiti e consumati in bar e ristoranti, porzioni individuali (come condimenti, salse, panna, zucchero), e prodotti in miniatura per i prodotti da toilette negli alberghi.

La normativa proposta considera l'intero ciclo di vita degli imballaggi: stabilisce i requisiti per garantire che gli imballaggi siano sicuri e sostenibili, richiedendo che tutti gli imballaggi siano riciclabili e che la presenza di sostanze problematiche sia ridotta al minimo. Stabilisce inoltre requisiti di armonizzazione dell'etichettatura, per migliorare l'informazione dei consumatori. In linea con la gerarchia dei rifiuti, la proposta mira a ridurre in modo significativo la produzione di rifiuti di imballaggio fissando obiettivi vincolanti di riutilizzo, limitando alcuni tipi di imballaggi monouso e imponendo agli operatori economici di ridurre al minimo gli imballaggi utilizzati.

La posizione del ministro Pichetto Fratin

"Come Italia siamo riusciti ad attenuare l'obbligo di ricorrere al riuso quando non sussistono delle vere motivazioni ambientali, ma confermando un approccio ambizioso nella riduzione dei rifiuti da imballaggio riteniamo che debba essere flessibile, valorizzando maggiormente le esperienze nazionali. C'è ancora da lavorare sui divieti per alcuni imballaggi monouso, la loro portata è stata tuttavia ridotta e circoscritta alla plastica", ha commentato in serata il ministro Pichetto Fratin riferendosi proprio a uno dei punti sui quali il nostro Paese aveva alzato la voce per difendere le eccellenze nazionali nell'industria del riciclo.

Accordo Ue sugli imballaggi, tutte le norme

Il testo dell'accordo, spiega l'Aula, mantiene la maggior parte dei requisiti di sostenibilità per tutti gli imballaggi immessi sul mercato e gli obiettivi principali proposti dalla Commissione. Rafforza i requisiti per le sostanze presenti negli imballaggi, introducendo una restrizione all'immissione sul mercato di imballaggi a contatto con alimenti contenenti sostanze alchiliche per- e polifluorurate (Pfas) al di sopra di determinate soglie. Per evitare sovrapposizioni con altri atti legislativi, i colegislatori incaricano la Commissione di valutare la necessità di modificare questa restrizione entro quattro anni dalla data di applicazione del regolamento.

L'accordo invita inoltre la Commissione a valutare, tre anni dopo l'entrata in vigore del regolamento, lo stato dello sviluppo tecnologico degli imballaggi in plastica a base biologica e, sulla base di questa valutazione, a stabilire requisiti di sostenibilità per la plastica a base biologica nell'imballaggio in plastica. Le nuove norme ridurrebbero gli imballaggi non necessari, fissando un tasso massimo di spazio vuoto del 50% negli imballaggi raggruppati, per il trasporto e per il commercio elettronico e imponendo ai produttori e agli importatori di garantire che il peso e il volume degli imballaggi siano ridotti al minimo, ad eccezione dei modelli di imballaggio protetti (a patto che questa tutela fosse già in vigore alla data di entrata in vigore del regolamento).

"Obiettivi vincolanti" sul riutilizzo

Il testo fissa nuovi obiettivi vincolanti di riutilizzo al 2030 e obiettivi indicativi al 2040: un punto, questo, particolarmente sensibile per l'Italia, che è all'avanguardia nell'industria del riciclo. Gli obiettivi variano a seconda della tipologia di imballaggio utilizzato dagli operatori: bevande alcoliche e analcoliche (vengono esclusi vino e vini aromatizzati, latte e altre bevande altamente deperibili), imballaggi per il trasporto e la vendita (esclusi gli imballaggi utilizzati per merci pericolose o apparecchiature di grandi dimensioni e gli imballaggi flessibili a diretto contatto con gli alimenti) e gli imballaggi raggruppati. Anche gli imballaggi in cartone sono generalmente esentati da questi requisiti.

Deroghe ed esenzioni, chi interessano

L'accordo introduce una deroga generale quinquennale rinnovabile dal raggiungimento degli obiettivi di riutilizzo a condizioni specifiche, tra cui: lo Stato membro esentato supera di 5 punti percentuali gli obiettivi di riciclaggio da raggiungere entro il 2025 e si prevede che superi di 5 punti percentuali gli obiettivi di riciclaggio del 2030; lo Stato membro esentante è sulla buona strada per raggiungere i suoi obiettivi di prevenzione dei rifiuti; gli operatori hanno adottato un piano aziendale di prevenzione e riciclaggio dei rifiuti che contribuisce al raggiungimento degli obiettivi di prevenzione e riciclaggio dei rifiuti previsti dal regolamento. Le nuove norme esentano inoltre le microimprese dal raggiungimento di tali obiettivi e introducono la possibilità per gli operatori economici di formare pool fino a cinque distributori finali per raggiungere gli obiettivi di riutilizzo delle bevande. I colegislatori hanno previsto l'obbligo per le imprese di asporto di offrire ai clienti la possibilità di portare con sé i propri contenitori da riempire con bevande fredde o calde o cibi pronti, senza alcun costo aggiuntivo. Inoltre, entro il 2030, le attività da asporto dovranno offrire il 10% dei prodotti in formati di imballaggio idonei al riutilizzo.

Secondo le nuove norme, entro il 2029, gli Stati membri dovranno garantire la raccolta differenziata di almeno il 90% annuo delle bottiglie di plastica monouso e dei contenitori per bevande in metallo. Per raggiungere tale obiettivo, sono tenuti a istituire sistemi di restituzione dei depositi (DRS) per tali formati di imballaggio. I requisiti minimi per il DRS non si applicheranno ai sistemi già in essere prima dell'entrata in vigore del regolamento, se quest'ultimo I sistemi in questione raggiungono l’obiettivo del 90% entro il 2029. I colegislatori hanno convenuto di aggiungere un'esenzione dall'obbligo di introdurre un DRS per gli Stati membri che raggiungono un tasso di raccolta differenziata superiore all'80% nel 2026 e se presentano un piano di attuazione con una strategia per raggiungere la raccolta differenziata generale del 90% bersaglio.

Lo scetticismo dell'Italia

Lo scorso dicembre l'Italia era statop l'unico tra i Ventisette ad aver votato contro l’adozione del mandato negoziale del Consiglio Ue sul regolamento sugli imballaggi. Mercoledì scorso la Presidenza belga aveva sottoposto al Coreper un testo rivisto per ottenere il mandato negoziale per il secondo negoziato con il Parlamento, ottenendo un mandato a negoziare sulla base del nuovo compromesso, con margini di flessibilità.

L'Italia ha apprezzato alcune posizioni della Presidenza che vanno verso il Parlamento sui divieti per i monouso e da riuso, ma resta con una posizione di scetticismo di fondo per l'impianto generale di un Regolamento, che, per il governo, avrebbe costi sociali ed economici elevati, non controbilanciati da soluzioni ambientali ottimali.

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