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Euroaccordo sui migranti. Per l’Italia è una vittoria

L’Europa cambia registro dopo le pressioni dell’esecutivo italiano. Sarà possibile rimandare in Tunisia chi sbarca

Euroaccordo sui migranti. Per l’Italia è una vittoria

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Altro che Italia isolata. Sui migranti in Europa sta per cambiare tutto. E la rivoluzione è in gran parte merito dell’Italia, del governo Meloni e del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Grazie all’azione del nostro esecutivo sembrano sul punto di venir disinnescate o rese desuete le norme del Trattato di Dublino che bloccavano qualsiasi forma di redistribuzione dei migranti irregolari. E contemporaneamente si affaccia la possibilità, altrettanto rivoluzionaria, di riaccompagnare chi non ha diritto alla protezione internazionale nei paesi di partenza considerati «sicuri».

Certo è presto per esultare. Anche perché in Europa nulla è mai sicuro prima di venir votato all’unanimità dai 27 paesi membri. Ma l’intesa sul Patto Europeo per le Migrazioni varata dai negoziatori di Europarlamento, Commissione e Consiglio Europeo è senza precedenti. E se verrà confermata in fase di discussione politica e di approvazione giuridica potremo vantare una vittoria senza precedenti. Il testo ricalca la bozza varata durante il Consiglio Europeo dei Ministri dell’Interno svoltosi in Lussemburgo ai primi di giugno. Quella bozza, fortemente voluta dal nostro ministro dell’interno Matteo Piantedosi, oltre a rivedere le norme del trattato di Dublino che attribuiscono al paese di primo ingresso la gestione o il rimpatrio dei migranti irregolari, permetteva la riconsegna di questi ultimi al paese di partenza se considerato «sicuro».

Inoltre garantiva la redistribuzione in altri paesi europei non solo per i richiedenti asilo, ma anche per gli irregolari. Gran parte di queste novità sono presenti nel testo varato ieri. Le più innovative e vantaggiose per l’Italia sono quelle che rendono desuete le regole del trattato di Dublino. Per capirne l’importanza basta pensare alla Tunisia, ovvero il paese da cui quest’anno è partita la maggior parte dei migranti regolari e irregolari approdati nei nostri porti. A differenza della Libia la Tunisia è un paese in cui i migranti non rischiano persecuzioni o gravi violazioni dei diritti umani. In virtù delle nuove norme all’Italia basterà dunque raggiungere un accordo con Tunisi basato su intese economiche o di agevolazione dei rimpatri.

A quel punto potrà mettere gli irregolari su una motovedetta della Guardia Costiera e riportarli verso le coste della nazione africana. Ma grazie al nuovo Patto neppure i migranti partiti dalla Libia, nazione alla quale resterà impossibile applicare l’etichetta di paese «sicuro», dovranno restare vita natural durante in Italia. Dopo 20 o addirittura 12 mesi, una certa quota potrà venir redistribuita negli altri paesi europei. E questi ultimi dovranno accettarli o - in alternativa - pagare una penale monetaria per ogni migrante rifiutato. La solidarietà diventa insomma un obbligo giuridico permanente. E i ricollocamenti dei migranti, finora effettuati su base volontaria e temporanea, dovranno concretizzarsi in un minimo di 30.000 redistribuzioni annue tra gli Stati membri. L’accettazione obbligatoria dei migranti da redistribuire resta però l’incognita più seria e delicata. Quasi sicuramente l’Ungheria del primo ministro Viktor Orbán, e con lei la Slovacchia e altri paesi dell’est e del nord Europa, faranno di tutto per bloccare le nuove intese.

Il primo a far sentire aria di veto è stato il ministro degli esteri di Budapest Péter Szijjártó: «Respingiamo questo patto sulla migrazione con la massima determinazione, non lasceremo - ha detto ieri il ministro - che nessuno entri contro la nostra volontà Nessuno, a Bruxelles o altrove, può dirci chi far entrare o punirci per questa scelta». Insomma il negoziato per approvare all’unanimità il nuovo patto in sede di Consiglio Europeo sarà forse il passaggio più complesso e più colmo d’incognite in termini di modifiche negoziali.

Ma i successi dell’Italia non si fermano qui. Il testo varato ieri approva anche i controlli sui migranti decisi dall’Italia con quel decreto Cutro tanto biasimato dalla nostra sinistra e dai magistrati a lei vicina. Insomma l’idea di tenere i migranti in centri di prima accoglienza mentre si decide se avranno diritto alla protezione internazionale o dovranno venir rimpatriati sembra aver ricevuto l’ imprimatur delle autorità europee. E altrettanto importante è il punto in cui si spiega che la strumentalizzazione dei migranti da parte delle Ong non sarà più accettata.

Le Ong da eroine dell’Europa diventano, insomma, soggetti a cui imputare il favoreggiamento del traffico di uomini. E le Ong, come pure le organizzazioni internazionali potranno anche venir escluse dal monitoraggio del trattamento di identificazione e accoglienza dei migranti. Per la prima volta dopo tanti anni l’Europa sembra dunque aver capito che l’accoglienza indiscriminata non è una risorsa, ma una minaccia. E non solo per l’Italia, ma per tutto il Continente.


Gian Micalessin.

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