"Ripudiato da von der Leyen". Breton sbatte la porta e lascia la Commissione europea

Il responsabile uscente dell'Industria e Mercato interno si ritira dall'esecutivo europeo e punta il dito contro la presidente rieletta. Al suo posto nominata Stèphane Sèjournè

"Ripudiato da von der Leyen". Breton sbatte la porta e lascia la Commissione europea
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Non comincia bene per Ursula von der Leyen la settimana che dovrebbe portare alla presentazione della nuova squadra del governo dell'Unione Europea: il commissario europeo francese Thierry Breton, candidato a un secondo mandato per decisione del presidente Emmanuel Macron, si è dimesso dalla propria carica accusando la presidente rieletta (che sta per ultimare la lista dei membri della nuova commissione) di avere chiesto alla Francia di ritirare la sua nomina. Il 17 agosto a Strasburgo si sarebbe dovuta tenere l'illustrazione dei rappresentati dell'esecutivo, dopo il primo rinvio della scorsa settimana a causa della mancanza della candidatura slovena, ma adesso anche il secondo tentativo diventa sempre più incerto stante quest'altro ostacolo non irrilevante. In ogni caso, il presidente della Repubblica francese ha già indicato in giornata come commissario il ministro degli Esteri uscente e già presidente del gruppo Renew al Parlamento europeo, Stephane Sejourné.

Nella lettera inviata a von der Leyen il commissario francese all'Industria e Mercato interno dice di essere stato "ripudiato" dalla von der Leyen ha indicato che a fine luglio la presidente della Commissione aveva scritto agli Stati membri chiedendo loro di nominare i candidati per il Collegio dei Commissari 2024-2029, precisando che i vari Paesi intenzionati a proporre un componente ancora in carica non erano tenuti a suggerire due candidati. Succede poi che il 25 luglio, con la Francia ancora in pieno caos sulla scelta del nuovo primo ministro, Macron aveva designato lo stesso Breton per un secondo mandato: "Pochi giorni fa, nella fase conclusiva dei negoziati sulla composizione del futuro Collegio, lei ha chiesto alla Francia di ritirare il mio nome per motivi personali che in nessun caso ha discusso direttamente con me e ha offerto, come scambio politico, un portafoglio presumibilmente più influente per la Francia nel futuro collegio. Ora le verrà proposto un candidato diverso", è l'accusa dell'ex ministro dell'Economia francese.

"Negli ultimi cinque anni ho lottato incessantemente per sostenere e promuovere il bene comune europeo, al di sopra degli interessi nazionali e di partito. È stato un onore. Tuttavia, alla luce di questi ultimi sviluppi, a ulteriore testimonianza di una governance discutibile, devo concludere che non posso più esercitare le mie funzioni nel collegio". Che i rapporti tra von der Leyen e Breton fossero da tempo tesi è un fatto noto: il commissario francese non ha mai nascosto la critica radicale alla gestione verticista della presidente della Commissione, la sua pratica di oscuramento del ruolo dei vari commissari. In primavera Breton aveva firmato con Paolo Gentiloni (Economia), Nicolas Schmit (Lavoro) e Josep Borrell (Esteri) una lettera rivolta sempre sempre a von der Leyen per contestarle la nomina dell'eurodeputato Markus Pieper (del Ppe) a inviato per le pmi, con un curriculum considerato di livello inferiore a quello di altri candidati. Verdi, liberali, sociali e Sinistra avevano sollevato il caso in Parlamento, che poneva "interrogativi sulla trasparenza del processo e sull'influenza della presidente della Commissione" su tale nomina.

Il ritiro di Breton complica le cose innanzitutto in Francia, dove si attende entro la settimana la formazione del governo Barnier con il quale Macron cerca di uscire dal marasma post elettorale. I rapporti tra Macron e von der Leyen non sono sicuramente buoi, anche se il presidente francese così debole in patria e di conseguenza debole a Bruxelles non aveva carte da giocare in alternativa al secondo mandato alla presidente della Commissione. Domani mattina von der Leyen incontrerà i capigruppo all'Europarlamento riunito in sessione plenaria a Strasburgo; poi in teoria dovrebbe presentare la lista dei nuovi commissari.

Ma il condizionale, per l'appunto, è d'obbligo: ora si tratta infatti di vedere come il ritiro di Breton influirà sulla qualità della formazione della nuova Commissione, visto era in predicato di aggiudicarsi una vicepresidenza e un portafoglio pesante (come l'Italia con Raffaele Fitto) che avrebbe compreso anche la parte difesa/industria) e sui tempi. Già si ipotizza che la nuova Commissione possa entrare in carica da dicembre e non da novembre.

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