Lara Magoni, europarlamentare (FdI), ex assessore allo Sport di Regione Lombardia, ex dirigente sportivo e delegata Coni, campionessa olimpionica di sci, vede la preparazione dei Giochi 2026 da una prospettiva particolare. A che punto siamo?
«Da quando sono in Europa vedo la preparazione per le Olimpiadi in modo diverso: per quanto riguarda le infrastrutture siamo a buon punto, gli impianti sono straordinari. Per quanto riguarda le infrastrutture stradali, sappiamo molto bene che con gli appalti ogni operaizone e ogni opera diventa piuttosto complessa, però in linea di massima sarà una bella Olimpiade».
Cosa manca invece?
«Allora, ci sono alcuni alcuni passaggi che sono ancora in fase di chiusura per esempio la pista di bob di Cortina è stata messa in campo dove si stanno allenando gli atleti, nonostante si trattasse dell'opera più difficile da realizzare. Per il resto siamo assolutamente sul pezzo».
Come vedono i Giochi in Europa?
«Allora, l'Europa o meglio il Parlamento Europeo, con tanto dispiacere devo dire, non percepisce lo sport».
Cioè?
«Sotto l'aspetto di delega, lo sport ricade sugli stati membri di conseguenza l'Europa fa solo da coordinamento».
Non interessa?
«No, non c'è conoscenza dello sport e l'Europarlamento non ha capito la potenzialità degli eventi. Non si tratta solo di coesione e inclusione, ma anche di ricadute economiche per i territori».
Quale sarà l'eredità dei Giochi?
«Gli studentati, per me un'eccellenza, ma la cosa più preziosa è lo spirito olimpico».
Cosa intende?
«Lo spirito olimpico è quella fiaccola che passerà in tutta Italia : vederla riporta ai tempi che furono. È una cosa fantastica in un momento in cui la guerra bussa alle porte da ogni dove. Il viaggio della fiaccola, invece, è il viaggio della speranza, perché chi fa sport porta con sé quella gioia, quella perseveranza, quella voglia di raggiungere il sogno. Anche il pubblico si emoziona indossando la maglia della nazionale. L'altro aspetto che ritengo molto importante è l'esperienza dei volontari».
In che senso?
«Noi avremo un Erasmus sul territorio perché i nostri ragazzi avranno la possibilità di accogliere la famiglia olimpica e di essere in un certo senso protagonisti da volontari in questa Olimpiade».
Cosa rimarrà di questa esperienza?
«La città si trasforma: a Milano ci saranno le case di tutte le nazioni che parteciperanno, dove verranno promossi tantissimi eventi. li transiteranno tutti i campioni. Rimarrà l'emozione sicuramente, poi speriamo anche nei risultati dei nostri atleti perché se vinceremo delle medaglie l'entusiasmo andrà alle stelle, e poi il senso di appartenenza. I nostri ragazzi faranno amicizia con tanti coetanei che vivono in paesi diversi».
Lo spirito olimpico farà aumentare la voglia di praticare sport? A Milano la situazione degli impianti è piuttosto negativa.
«A Milano sono state chiuse delle situazioni gravissime che hanno allontanato da tante discipline».
Per esempio?
«È assurdo che una città come Milano non abbia una piscina olimpionica, così non può non avere palazzetti dello sport. Questo mi mortifica».
Come si può recuperare il lascito delle Olimpiadi dal punto di vista sportivo?
«Spesso lo sport viene strumentalizzato dalla politica, cioè siamo tutti sportivi ma per fare sport servono gli impianti, quindi è una responsabilità comune mettere a terra strutture all'altezza per far sì che i nostri giovani possano avvicinarsi allo sport. Quando ero bambina la mia famiglia non era abbiente ma io ho potuto fare sport comunque. Oggi uno sport qualsiasi è un costo per la famiglia e non tutti se lo possono permettere. Poi ci troviamo di fronte al fenomeno del disagio giovanile e allora lo sport viene nobilitato».
In che senso?
«Solo nel momento in cui i ragazzi sbagliano si ricorre allo sport come strumento di riabilitazione, ma lo sport deve avere la funzione di prevenzione. Spero che questi Giochi diano un segnale a tutti noi affinché operiamo per garantirlo».
A fronte della sua carriera di sportiva, che cosa si aspetta di vedere ai Giochi sul fronte italiano?
«Ci sono discipline che ci regaleranno belle sorprese, il pattinaggio, lo slittino, il bob, lo skeleton, ma spero tanto che lo sci alpino, pur essendo orfano di grandi atlete, riesca a dare qualche zampata. Auspico outsider che ci facciano gioire».
Brignone riuscirà a gareggiare secondo lei?
«Ho gioito l'altro giorno alla notizia che è tornata sugli sci perché l'incidente che ha avuto è stato molto pesante. Il fatto che sia tornata dimostra la volontà di una grande donna e di atleta, con responsabilità. Può darsi che questa sua determinazione ci regali sorprese».
Pensando a Goggia, correre per le Olimpiadi in casa è un vantaggio o svantaggio?
«Sofia Goggia di per sé ha già vinto le Olimpiadi, quindi parte con una medaglia nel cassetto. Lei si gioca sicuramente una grandissima opportunità, ma penso che la affronterà con serenità.
Non solo, Sono passati 28 anni da quando vinsi l'argento ai Mondiali con la Compagnoni. Tutti i giornali parlarono di noi: se potessi tornare indietro vorrei rivincere quella medaglia perché ancora oggi la gente se la porta nel cuore. Vincere in casa è un qualcosa di magico».