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L'Europa scrive i diritti degli umani e delle macchine

Nel giro di pochi anni la nostra vita verrà stravolta dall'intelligenza artificiale, una nuova rivoluzione paragonabile negli ultimi decenni solo all'avvento di internet

L'Europa scrive i diritti degli umani e delle macchine

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Nel giro di pochi anni la nostra vita verrà stravolta dall'intelligenza artificiale, una nuova rivoluzione paragonabile negli ultimi decenni solo all'avvento di internet. Dal lavoro al tempo libero fino alla medicina, l'impatto dell'intelligenza artificiale sarà enorme portando con sé non solo opportunità ma anche pericoli. Anche il legislatore inizia a regolamentarne l'utilizzo e ieri il parlamento europeo ha dato il via libera all'«Ai Act», l'impianto di norme europee sull'Intelligenza Artificiale che rende l'Ue la prima entità al mondo a dotarsi di una legge sul tema.

L'obiettivo del regolamento è il rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini che, un utilizzo scorretto dell'Ia, può mettere in discussione, in particolare per la privacy. Le nuove regole pongono fuori legge anche i sistemi biometrici basati su caratteristiche sensibili e i sistemi di riconoscimento delle emozioni sul luogo di lavoro e nelle scuole. Il divieto di utilizzo dei sistemi di identificazione biometrica viene però consentito in alcune situazioni particolari da parte delle forze dell'ordine. Altra novità importante riguarda le immagini e i contenuti audio o video artificiali o manipolati che dovranno essere etichettati e segnalati come tali.

Tra tutte le leggi approvate dalla furia iper-regolamentatoria dell'Ue, fissare dei paletti nell'utilizzo dell'Ia rappresenta una decisione corretta, il problema è però il presupposto da cui si avvia l'attività del legislatore che, nel caso europeo, è quasi unicamente legato alla privacy, argomento importante ma non risolutivo quando parliamo di Ia. Non tenere infatti in considerazione le implicazioni etiche della nuova tecnologia significa non comprendere i pericoli derivanti da un utilizzo sbagliato dell'Ia e, quando parliamo di etica legata all'Intelligenza artificiale, ci riferiamo in particolare all'ambito del lavoro. Il dibattito negli Stati Uniti è entrato nel vivo da tempo, in Italia si inizia a trattarlo ma non sono ben chiare a tutti le implicazioni in termini di posti di lavoro che avrà nei prossimi anni l'intelligenza artificiale. Il tema centrale all'orizzonte quanto sarà larga e profonda la «sostituzione del lavoro». La macchine che prende il posto dell''umano.

Prendiamo il solo settore creativo: giornalisti, grafici, illustratori, traduttori sono professioni che rischiano di scomparire sostituite dall'intelligenza artificiale o, per lo meno, assisteremo a un ridimensionamento massiccio nei posti di lavoro. Ciò vale anche in numerosi altri settori con la conseguenza che nei prossimi anni assisteremo al licenziamento di milioni di lavoratori che saranno sostituiti dalle macchine. Le implicazioni economiche ma soprattutto sociali saranno enormi e, se non si affronta per tempo questo scenario, il rischio di andare incontro a tensioni sociali è tutt'altro che remoto. Diventa in tal senso importante aprire anche una riflessione sulla necessità di spostare la tassazione dai lavoratori alle macchine.

Oggi tassiamo il lavoro delle persone ma in futuro diventerà sempre più consistente il reddito prodotto dalle macchine attraverso l'utilizzo dell'intelligenza artificiale e rimodulare la pressione fiscale potrà rappresentare una soluzione all'impatto sulla perdita dei posti di lavoro.

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