Europa

"Dovere salvare vite in mare". L'Ue buonista bacchetta l'Italia sui migranti

Pur senza mai citarlo direttamente, il commissario europeo Helena Dalli ha "bacchettato" il governo italiano sull'accoglienza dei migranti e sul salvataggio delle vite umane in mare

"Dovere salvare vite in mare". L'Ue buonista bacchetta l'Italia sui migranti

A pochi giorni dall'approvazione alla Camera del decreto Ong da parte della maggioranza, dalla Commissione Ue arriva l'ennesima stoccata indirizzata al governo sul tema migranti. "Per quanto riguarda la gestione efficiente delle frontiere, questa deve essere rispettosa dei diritti fondamentali, compresa la dignità umana e il principio di non respingimento. La Commissione si aspetta che le autorità nazionali indaghino su eventuali respingimenti e accuse di violenza, al fine di stabilire i fatti e dare un seguito adeguato a qualsiasi illecito, se identificato". Parola di Helena Dalli, laburista maltese e commissario europeo per l'uguaglianza, intervistata dal quotidiano La Repubblica. Dalli spiega inoltre che salvare i migranti in mare è un dovere, non un diritto: tra le righe, sembra esserci un palese riferimento al decreto approvato dal governo e fortemente contestato dall'opposizione e dalle ong stesse. "Esistono dei dispositivi di legge internazionale ed europea che sanciscono chiaramente il dovere di soccorso a garanzia della sicurezza della vita in mare, indipendentemente dalle situazioni che hanno causato la messa in pericolo delle persone a mare".

Ignorata la situazione dell'Italia

Anche se un po' vaghe, le dichiarazioni di Dalli in merito al salvataggio dei migranti in mare non sembrano arrivare casualmente ora. Nei giorni scorsi, infatti, l’Alto commissario alle Nazioni unite per i diritti umani, Volter Türk, ha fortemente criticato il decreto Ong del governo Meloni sul soccorso ai migranti, approvato dalla Camera pochi giorni fa, spiegando che potrebbe "causare più morti in mare": Nicola Molteni, sottosegretario al ministero dell'Interno, intervistato da Radio24, ha replicato al commissario Onu definendo le sue parole "infondate, intrise di visioni ideologiche, gravi". Secondo Türk, il decreto solleva una "serie preoccupazioni per una proposta di legge in Italia che potrebbe ostacolare la fornitura di assistenza salvavita da parte delle organizzazioni umanitarie di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, con conseguenti più morti in mare".

Peccato che l'Italia continui ad essere lasciata sola, ma rispetto a questo dato di fatto sia Türk che Dalli non fanno alcuna menzione o sembrano non accorgesene. Come sottolinea Valentina Raffa su Il Giornale, tra sabato e domenica sono giunti 1.635 migranti, venerdì 925 nella sola Lampedusa. Dopo il trasferimento di 1.041 migranti di sabato, ieri nella struttura c'erano 2.871 ospiti. I numeri parlano da soli, i migranti via mare arrivano tutti in Italia. Che vi siano condotti da una nave Ong, che arrivino su barconi poi intercettati dalle forze dell'ordine, che siano lasciati vicino alla costa da una nave madre e tentino di disperdersi sul territorio, l'Italia è sotto fuoco incrociato, osserva ancora Raffa, documentando una situazione disperata negli hotspot.

E ora le ong denunciano lo Stato

Le dichiarazioni della commissaria europea e quelle dell'Alto commissario dell'Onu, le pressioni e le accuse delle Ong: sul tema della lotta agli sbarchi senza fine, il governo deve fare i conti con un'opposizione che non siede soltanto in Parlamento. Ma che è soprattutto fuori da Montecitorio, anche in Europa. Mentre la partita si sposta anche sul piano giudiziario. Come riportato dall'agenzia Agi, l'equipaggio della Iuventa ha presentato una denuncia alla procura di Trapani per sollecitare un'indagine in merito all'abbandono e al deterioramento della nave di soccorso attiva ininterrottamente fino al suo sequestro nell'estate del 2017. Ora, dopo quasi 5 anni in custodia forzata presso la Capitaneria di porto di Trapani, la Iuventa giace abbandonata, saccheggiata e in gran parte distrutta.

Rischia di affondare, mentre prosegue il braccio di ferro tra ong e governo.

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