Qatargate

"Nessuno può corrompermi. Sono innocente". Kaili torna libera e si difende

Eva Kaili è tornata libera dopo 6 mesi e si dissocia da qualunque accusa sul Qatargate: "Con i miei avvocati dimostrerò la mia innocenza"

"Nessuno può corrompermi. Sono innocente". Kaili torna libera e si difende

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Eva Kaili ha trascorso in un carcere belga 4 mesi prima di essere liberata, non prima di trascorrerne altri 2 ai domiciliari. L'accusa per lei è di essere coinvolta nel cosiddetto scandalo del Qatargate per un presunto giro di mazzette versate a importanti e influenti politici del Parlamento europeo per ammorbidire la posizione dell'Unione su alcuni Paesi mediorientali, ma non solo. L'arresto è avvenuto a seguito di una retata il 9 dicembre, quando la deputata europea greca avrebbe chiesto a suo padre di portare via dalla sua abitazione una valigia con 700mila euro in contanti, che per i magistrati sarebbero i proventi delle mazzette incassate insieme al marito, Francesco Giorgi. L'intervista effettuata dal Corriere della sera è antecedente al divieto di rilasciare dichiarazioni imposto dal giudice Michel Claise.

In merito alla valigetta che ne ha determinato l'arresto, Kaili ha dichiarato: "Quando Francesco è stato arrestato e gli hanno sequestrato l’auto, ho pensato a un incidente stradale. Poi mi hanno mandato la notizia che anche Panzeri era stato arrestato. Sono andata in panico. Sapevo che nel suo ufficio, che è nella stanza di sopra, dove non vado mai, c’era una valigia di Panzeri e ho trovato un sacco di soldi". Quindi, racconta lei, senza capire cosa stesse accadendo, voleva "allontanare da casa quel denaro per ridarlo a Panzeri, colui che credevo ne fosse il proprietario. Non ho pensato minimamente di avvalermi della mia immunità parlamentare, e questo dimostra che non sapevo assolutamente ciò che quel denaro rappresentava realmente".

Kaili sostiene che lei sapesse solo che Panzeri "riceveva donazioni. Data la sua esperienza negli affari esteri e nei diritti umani, ha avuto contatti con diverse persone di Paesi terzi (non Ue, ndr) e attraverso la sua Ong 'Fight impunity' promuoveva una causa nobile". Lei si difende, non sarebbe tra le persone coinvolte nel giro di mazzette da Panzeri: "Nessuno può corrompermi. Dopo più di un anno di indagini i miei conti correnti e le mie proprietà sono state controllate e sono risultate cristalline. Sulle banconote trovate non ci sono le mie impronte digitali. Con i miei avvocati dimostrerò la mia innocenza".

Sostiene di non sapere in che rapporti fossero realmente il suo compagno, Francesco Giorgi, e Panzeri, che per lungo tempo è stato il suo datore di lavoro al Parlamento europeo. I rapporti tra i due sono durati anche successivamente e, stando alle parole di Kaili, Giorgi aveva un profondo senso di riconoscenza nei confronti dell'ex parlamentare, ma non conosce altri dettagli. E in merito alla confessione di Panzeri, secondo il quale di quei 700mila euro ben 250mila fossero per lei, Kaili rimanda al mittente qualunque accusa: "Penso che il pentimento e le confessioni di Panzeri siano state ottenute sotto minaccia. Il messaggio era chiaro: se fai i nomi, ti offriamo un accordo e liberiamo tua moglie e tua figlia dalla prigione". Quindi, aggiunge: "Durante il primo interrogatorio e prima di pentirsi, Panzeri ha fatto i nomi di due membri del parlamento di lingua italiana e non il mio e non parla di me neppure nelle intercettazioni telefoniche. Il primo è stato arrestato, l’altra non ha avuto problemi e mi chiedo ancora perché. Forse perché protetta da un’immunità speciale?".

Ora, Eva Kaili è pronta a tornare in parlamento: "Vorrei essere in aula già lunedì 12, ma devo avere chiarimenti dai miei legali su come mi devo comportare". Ma sul rapporto con Francesco Giorgi preferisce non sbilanciarsi: "Lo scopriremo con il tempo.

È un ottimo padre per mia figlia".

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