"Schengen in pericolo". Il caos in Germania sui migranti allarma altri Paesi Ue

La "schizofrenia" del governo tedesco sui migranti allarma i Paesi Ue continentali, che ora invocano l'intervento dell'Ue per rimettere in ordine il sistema

"Schengen in pericolo". Il caos in Germania sui migranti allarma altri Paesi Ue
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Nel cuore dell'Europa è caos sui migranti. Il movimento scomposto del governo Scholz, spaccato al suo interno tra le tre diverse componenti che cercano di assecondare ognuna il suo elettorato, e criticato dall'esterno, sta creando non pochi problemi nell'area continentale. Questa è una settimana calda per Olaf Scholz, che dopo aver annunciato, tramite il suo ministro dell'interno Nancy Faeser, una stretta poderosa contro l'immigrazione clandestina, per rispondere alle pressanti richieste dei cittadini stanchi di attentati e violenza, ha dovuto fare dietrofront. Un caos politico di rilevanza europea, che sta irritando gli altri Paesi dell'Ue, che non ci stanno a subire la schizofrenia politica di una coalizione alla deriva.

Dopo aver annunciato una stretta sull'assistenzialismo per i dublinanti, la Germania ha reso noto di aver deciso di sospendere il trattato di Schengen su tutti i suoi confini, da est a ovest. Ciò implica il ritorno dei controlli di frontiera e, di conseguenza, il blocco degli irregolari. La proposta è stata smorzata in un secondo momento, con una seconda che prevede il blocco solamente dei dublinanti che hanno fatto richiesta in altri Paesi Ue. Una soluzione che, però, non trova d'accordo i Land tedeschi, che hanno già manifestato la loro contrarietà al governo, e nemmeno la Cdu, principale forza di opposizione, che tramite il suo leader ha fatto una controproposta: bloccare tutti gli illegali prima che entrino in Germania, dublinanti o meno. "Se il governo trova così difficile accettarlo, allora suggerisco di effettuare questi respingimenti per tre mesi a partire dal 1° ottobre. L’effetto di questa misura da sola ridurrà notevolmente l’afflusso verso la Germania in un brevissimo lasso di tempo", ha dichiarato Friedrich Merz in un'intervista ai media del gruppo Funke.

La replica dell'Austria, che fin dall'inizio di questo caos si era detta contraria, come la Polonia, alle decisioni autonome della Germania su temi di interesse comunitario, non è fatta attendere. Vienna ha fatto sapere che non avrebbe accettato i respingimenti e oggi, il presidente austriaco Alexander Van der Bellen, in occasione della visita a Vienna del suo omologo slovacco Peter Pellegrini, si è detto alquanto "sorpreso" per l'approccio "un po' improvvisato" della Germania sul tema anche perché, ha spiegato Van der Ballen, le frontiere sul confine bavarese-tirolese che quelle sul lato bavarese-salisburghese, "sono controllate da anni". La Germania al momento non ha fornito chiarimenti su come vorrà agire, nonostante ha annunciato che le nuove misure partiranno già dal prossimo 16 settembre.

Ma questa presa di posizione del presidente austriaco, che chiede coinvolgimento e chiarezza da Scholz, è stata aspramente criticata dal ministro degli Interni della Baviera, Joachim Herrmann: "La questione non è se l'Austria riprenderà qualcuno, ma se la Germania rifiuterà l'ingresso di chi si trova ancora nel Paese vicino e non è entrato nel Paese. A questo proposito per l'Austria non si pone la questione". Il che si rifà alla proposta di respingimento universale avanzata da Merz. Ma l'avanzamento in solitaria della Germania sulla sospensione totale di Schengen potrebbe avere un effetto domino. Il ministro dell'Interno ungherese, Gergely Gulyàs, ha accusato i tedeschi di star "distruggendo Schengen, prima non obbligando gli Stati membri dell'Unione europea a proteggere efficacemente le frontiere esterne, e ora introducendo controlli alle frontiere interne".

Un attacco a uno dei pilastri dell'Unione europea, lo definisce Gulyàs. Schengen "ora è in pericolo" perché nel 2015 ciò che ha detto l'Ungheria non è stato ascoltato, ha concluso. Una situazione sempre più tesa che imporrà una discussione seria a Bruxelles.

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