
La Cgil ha ufficialmente chiesto alla Commissione europea, nella persona della ministra per l'Ambiente Jessika Roswall, di sospendere l'autorizzazione alla costruzione del ponte sullo Stretto di Messina per «non compromettere la salute umana, la mobilità a emissioni zero, la biodiversità delle zone interessate ai lavori». Compromettere? Beh, da quelle parti non mi sembra che tutto funzioni a meraviglia, ma lo stupore riguarda altro. Cioè che la costruzione del ponte darà lavoro, direttamente e indirettamente e per almeno otto anni, a circa centoventimila persone, oltre ad innescare un volano per l'economia stimato in 13 miliardi, cifra pari a mezza manovra finanziaria. Da un sindacato dei lavoratori ci si aspetterebbe l'inverso, non la tutela della quiete di gabbiani, aironi e pesci; non - nella lettera si fa cenno anche a questo - di cosa succederebbe se in caso di guerra il ponte venisse bombardato, ma una battaglia per strappare migliori condizioni economiche e di sicurezza al più alto numero possibile di addetti ai lavori. La Cgil invece prova ad affossare lavoro ed economia, insomma fa politica e demagogia nella migliore tradizione della sinistra post (si fa per dire) comunista, che in Italia si definisce progressista senza mai esserlo stata. Negli anni '60, il Pci e i suoi sindacati erano contro la costruzione dell'Autostrada del Sole «elemento di disorganizzazione di tante comunità locali arrecante alle collettività danni ingenti», come scrisse il quotidiano di partito l'Unità, che la bollò come troppo costosa e «frutto degli interessi capitalistici dell'industria dell'automobile foriera di incidenti stradali e ingorghi inutili». Ma non solo, anni dopo l'ottusità fu perfino peggiore: nel novembre del 1974 il Partito Comunista si oppose ottenendo un rinvio di quattro anni - all'arrivo in Italia della televisione a colori in quanto «la sua introduzione si muoverebbe in senso del tutto opposto alle esigenze del Paese e porterebbe ad ampliare il divario sociale».
Ora ci riprovano con il ponte sullo Stretto, un'opera innovativa attesa da mezzo secolo che per l'occupazione sarebbe manna dal cielo e per l'Italia un salto nella modernità. Ma non per la Cgil, ridotta a sindacato dei pesci, uno in particolare: il pesce padulo dei lavoratori.