Cinema

"Everything" stravince, l'Italia no. Niente di nuovo sul fronte dell'Oscar multiverso

È Everything Everywhere all at once il film trionfatore della 95ma edizione degli Oscar 2023

"Everything" stravince, l'Italia no. Niente di nuovo sul fronte dell'Oscar multiverso

È Everything Everywhere all at once il film trionfatore della 95ma edizione degli Oscar 2023. Sette statuette al film un po' commedia, un po' fantasy, un po' kung fu movie, che racconta di una madre, moglie e proprietaria di una lavanderia a gettoni, che viene proiettata in un multiverso colorato e avvincente: miglior film, migliore sceneggiatura, migliore attrice protagonista, Michelle Yeoh, entrambi i premi ai non protagonisti, a Jamie Lee Curtis (con grande scorno di Angela Bassett) e a Ke Huy Quan, migliore regia ai «Daniels», Daniel Kwan e Daniel Scheinert, e migliore montaggio. Il film ha preso così tanto da lasciare praticamente a bocca asciutta i concorrenti. A parte The Whale, il poetico viaggio di un condannato dall'obesità che ha visto Brendan Fraser vincere, con merito, la statuetta per il migliore attore protagonista, il resto dei film candidati alla novantatreesima edizione degli Academy Awards si è dovuto accontentare delle briciole, o del niente assoluto.

Nessuna statuetta per Elvis, nessuna per Gli Spiriti dell'Isola, nessuna per The Fabelsman, nessuna per Tar che vedeva candidata Cate Blanchett per la settima volta. Top Gun Maverik ha ottenuto un Oscar tecnico, per il suono, Avatar 2 quello per gli effetti visivi, Black Panther Wakanda Forever ha portato a casa l'Oscar per i costumi.

La serata è iniziata in maniera spettacolare, con due aerei della Naval Force a solcare lo spazio aereo sopra il Dolby Theater, sede della cerimonia. Jimmy Kimmel, conduttore della lunga nottata, ha finto una discesa in paracadute e ha annunciato: «Le nostre politiche saranno molto rigide quest'anno, se qualcuno commetterà un atto di violenza durante la serata, immediatamente gli verrà consegnato un Oscar», ricordando al pubblico l'episodio dello schiaffo di Will Smith a Chris Rock e del successivo Oscar a Smith come migliore attore protagonista.

Garbato e divertente, Kimmel ha condotto la serata con eleganza, sempre facendo attenzione a non graffiare troppo, a non sfondare la barriera del politically correct. Sulla esclusione di James Cameron dalla cinquina dei registi ha detto: «Credono forse che sia una donna?», del film autobiografico The Fabelmans, che «forse è vero che Hollywood non ha più idee, se Spielberg fa un film su Spielberg». Ha portato sul palco anche un ciuchino a rappresentare ben due dei film candidati all'Oscar quest'anno, gli Spiriti dell'Isola, sulla rottura di un'amicizia, con Colin Farrell e Brendan Gleeson, e il polacco EO, in cui recita l'attore italiano Lorenzo Zurzolo.

L'Italia, già battuta con l'esclusione di Nostalgia di Mario Martone dalla corsa dei film internazionali, esce sconfitta anche dai «premi di consolazione». Non vince Alice Rohrwacher che concorreva fra i corti, non vince Aldo Signoretti, che aveva curato le acconciature di Elvis. L'unico afflato d'Italia arriva dall'Oscar al film di animazione, andato a Pinocchio di Guillermo Del Toro che dal palco del Dolby ha sferzato l'industria del cinema, rea di sottovalutare il mondo dell'animazione, di confinarla all'infanzia: «È una forma d'arte che è stata nel piatto dei bambini per troppo tempo - ha detto - è ora di farla evolvere».

Netflix può dichiararsi soddisfatta della serata, oltre a Pinocchio, può contare sui quattro premi andati a Niente di nuovo sul fronte occidentale, nuovo adattamento tedesco del famoso romanzo di Erich Maria Remarque. Il racconto pacifista degli orrori della Prima Guerra Mondiale ha vinto quattro statuette: miglior film internazionale, fotografia, scenografia e colonna sonora. «Il film che abbiamo cercato di fare, sul nostro passato, sulla responsabilità della Germania nella storia ha detto il regista Edward Berger - improvvisamente è diventato un film sul presente, sul terrore tornato in Europa. Sarebbe bello che prima o poi si smettessero di fare sempre gli stessi errori».

Dopo che l'Academy ha fatto sapere di aver deciso di non ospitare un intervento di Volodymyr Zelenskyy, quello di Berger è stato uno dei pochissimi accenni alla guerra in corso fra Russia e Ucraina. L'altro ha riguardato Navalny, vincitore della statuetta per il miglior documentario. Quella del film sull'avvelenamento del dissidente russo Alexei Navalny ha il sapore di una vittoria dal chiaro messaggio politico. Il suo ideatore, Daniel Roher, ha spiegato che Navalny si trova in isolamento proprio per la sua chiara voce su quella che Navalny stesso ha definito l'ingiusta aggressione di Vladimir Putin dell'Ucraina.

La moglie del dissidente, salita sul palco ha detto, rivolta al marito: «Sogno il giorno in cui tu sarai libero e il paese sarà libero».

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