
Il centenario di Andrea Camilleri celebrato da dodici suoi ex allievi (quando il celebre autore insegnava regia e recitazione all'Accademia Silvio D'Amico) nel frattempo divenuti famosi. Singolare la serata - svoltasi lunedì al teatro Argentina di Roma- ma ancor più singolare il risultato. La scelta di far sfilare nomi come quelli, fra gli altri, di Sergio Rubini, Margherita Buy, Benedetta Buccellato e Massimo Venturiello, per ricordare non il Camilleri più noto, e cioè quello ormai anziano che raggiunse la tardiva popolarità grazie a Montalbano, ma il giovane sconosciuto che sbarcava il lunario a Roma assieme alla moglie Rosetta, attraverso la lettura di dodici lettere comprese fra il 1951 e il 1960, porta a risultati imprevisti. Da una parte, infatti, incuriosisce scoprire l'ancora intimidito novellino alle prese con celebrità affermate e future (da Gassman alla Falk a Squarzina) e insieme è piacevole attraversare uno spaccato del teatro dell'epoca, travagliato ma glorioso, così diverso ahinoi - dall'attuale.
Dall'altra risulta invece meno interessante l'elenco minuzioso e fatalmente monotono delle lamentazioni che, nelle sue lettere, il giovane Andrea redige a favore dei parenti, e che si ripete sempre uguale a sé stesso: la cronica mancanza di soldi, il caldo di Roma, i prezzi che salgono, la mancanza dei famigliari, il desiderio di loro notizie. A impaginare la serata provvedono, alternandosi alle letture, le foto in bianco e nero dell'allampanato giovanotto, alcuni brani musicali composti dal fidato flautista Roberto Fabriciani, e due soli video in cui finalmente il Camilleri che conoscono tutti, anziano e quasi cieco, racconta di quando la badessa del convento lo sorprese a letto con l'innamorata, e riflette su cosa significhi per lui la parola «felicità», simile alla «polvere d'oro», che una farfalla lascia sulle dita dopo che la si è afferrata. Saporite e malinconiche considerazioni.
A riprova di quanto, forse, più interessanti delle lettere giovanili d'un Camilleri ancora acerbo avrebbero potuto essere gli scritti del Camilleri anziano. E cioè veramente nel pieno delle sue riconosciute qualità di narratore.
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