Gian Micalessin
In passato lhanno già ucciso un paio di volte e catturato unaltra. La serie dei desiderati e invocati trapassi di Osama bin Laden inizia con lapocalisse di Tora Bora. Tra la fine di novembre e la metà del dicembre del 2001 gli americani annaffiano di bombe le grotte di Tora Bora, ultimo nido di resistenza del numero uno di Al Qaida e dei suoi seguaci dopo la caduta dei talebani. Ma lOsama dato per disintegrato tra i ruderi delle sue grotte fortificate ha già raggiunto la zona pakistana di Parachinar alla fine di novembre. Dopo quella fuga-beffa qualcuno spera nel decorso maligno della malattia ai reni che affliggerebbe Osama da un decennio.
La leggenda vuole il super ricercato costantemente attaccato a un rene artificiale. La mancanza di quellattrezzatura vitale, assicura qualcuno, ne ha decretato la morte tra i dirupi dellarretrata frontiera nordoccidentale pakistana. Il 27 dicembre dello stesso 2001 un emaciato Osama bin Laden compare in video. Certo non è il ritratto della salute. È pallido, dimagrito, ma respira. Per gli ottimisti a oltranza è il chiaro segno di un imminente fatale deterioramento. Fantasticheria puntualmente vanificata dai successivi video, che ne confermano lesistenza in vita.
Il 49enne fondatore di Al Qaida troppo cagionevole non devessere. Se non altro per la vita errabonda degli ultimi ventanni. Arrivato al confine afghano dopo unagiata vita da studente alluniversità di Gedda, questo spilungone di un metro e novanta si divide tra i campi di battaglia e i centri di assistenza di Peshawar, la città pachistana dove raccoglie fondi per la resistenza antisovietica. Rientrato nella natale Arabia Saudita alla vigilia della guerra del Golfo del 1991 propone alla casa regnante di rifiutare laiuto dei soldati americani e di accettare lappoggio delle sue milizie. Lofferta non entusiasma, e Osama si ritrova alla porta. Trasferitosi nel radicale Sudan islamico dello sceicco Hassan al Turabi, Osama investe la ricca eredità paterna nel progetto di Al Qaida. La salita al potere dei talebani in Afghanistan nel 1996 è loccasione per trasformare il denaro in armi e campi daddestramento. Nel 1998 sferra il primo colpo importante distruggendo le ambasciate americane di Kenia e Tanzania. I missili Tomawakh lanciatigli contro dal presidente Bill Clinton centrano in ritardo il campo di addestramento dove è stato individuato. Osama bin Laden continua a restare alla macchia fino all11 settembre.
Durante la successiva guerra afghana le bombe che sbriciolano le roccaforti talebane non lo sfiorano neppure. Lunico vero rischio lo corre a Tora Bora. Da allora è un fantasma periodicamente trasformato in cadavere da notizie non confermate e puntualmente smentite.
Intanto scatta anche la lotteria sulla latitanza. Qualcuno lo vuole in Iran, qualcuno tra le montagne pachistane del Waziristan. Qualcuno cita perfino remote località asiatiche. Osama, probabilmente, resta nei luoghi che conosce meglio, in quella periferia senza legge della frontiera afghano-pachistana.
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