Economia

Come fare fruttare il denaro nel 2009

Quattro possibili strade per superare la crisi finanziaria internazionale. Ma è necessario diversificare e muoversi con una logica di medio periodo. Le prospettive di Piazza Affari e le possibilità per chi non vuole rischi

Come fare fruttare il denaro nel 2009

A cura di Ennio Montagnani e Massimo Restelli

La crisi finanziaria internazionale ha falcidiato i risparmi degli italiani ma, anche se il mercato resterà molto nervoso ancora per qualche tempo, il 2009 potrebbe essere l’anno del rimbalzo per le Borse. Ecco perché, a pochi giorni dal taglio dei tassi deciso dalla Bce per fare ripartire l’economia, il Giornale ha riunito alcuni consigli pratici per costruire un portafoglio equilibrato e per fare fruttare il proprio denaro nel corso del prossimo anno. Per sfruttare al meglio azioni, obbligazioni, titoli di Stato e buoni postali, tenendo presente che oguno ha specifiche caratteristiche ed è adatto per precisi profili di rischio. Cui si aggiungono, per gli amanti della liquidità, le offerte di CheBanca! o il Conto Arancio. Con una premessa: non esiste una soluzione migliore per tutti. Al contrario ogni risparmiatore deve scegliere il mix di alternative più adatte alle proprie necessità. Senza dimenticare che c’è una stretta correlazione tra quanto si è disposti a rischiare e la prospettiva di rendimento e che il pericolo cui ci si è espone è tanto più accettabile quanto più è lungo il periodo in cui non si ha bisogno del denaro, perché in caso di tracolli improvvisi c’è il tempo di recuperare le perdite. Fondamentale è poi diversificare e ricordarsi che la prima regola in Borsa è investire con un’ottica di lungo periodo, comprare quando le azioni scendono e venderle solo a rimbalzo avvenuto. Seguendo la massima dei vecchi leoni di Piazza Affari: «Vendi, guadagna e pèntiti».

Azioni: il dividendo è importante ma bisogna giocare su più tavoli Gli indici di Borsa hanno perso il 50% da inizio anno e quasi il 60% dal massimo del 2007. Si può affermare che gli attuali prezzi delle azioni siano quantomeno corretti se non, in linea di principio, addirittura convenienti. Tuttavia non tutti i settori sono uguali e, soprattutto, ogni titolo fa storia a sé: il management (cioè chi lo dirige nelle strategie), la posizione di mercato, la solidità patrimoniale, i debiti, la capacità di contenere i costi, sono tutti elementi che fanno la differenza e possono permettere a una società di affrontare meglio la difficile congiuntura che l’aspetta. In tutti i casi è opportuno orientarsi sui titoli meno legati al ciclo economico e che potranno resistere meglio al previsto rallentamento dei consumi: aziende dei settori energia, farmaceutico, autostrade e telefoni. Anche le azioni ad alto dividendo (meglio ancora se dei settori prima elencati) sono da preferite soprattutto se la cedola 2008 sarà pagata anche nel 2009: tra queste, per esempio, Enel, Snam Rete Gas, Terna ed Eni hanno praticamente confermato per l’anno prossimo lo stesso dividendo 2008. Altra regola fondamentale è diversificare il rischio su più titoli: per quanti hanno pochi risparmi è quindi consigliabile affidarsi a un buon fondo azionario o, ancora di più, a un Etf azionario che costa molto meno dei fondi tradizionali e può essere rivenduto tutti i giorni in Borsa. Inoltre è da preferire la tecnica dei piani di accumulo (cioè frazionare l’investimento in più tranche) in modo da mediare i prezzi di acquisto e, di conseguenza, diluire i rischi che comporta l’investimento in un solo momento. Infine, una volta presa la decisone della quota da destinare alle azioni (sul totale del proprio patrimonio), è necessario mantenerla per almeno tre anni: questo a meno di un forte guadagno in breve tempo come, per esempio, un +20% in tre mesi o un +30% in sei mesi.

Obbligazioni, stare alla larga dal fai-da-te, occorre un gestore esperto I rendimenti delle obbligazioni societarie (o corporate bond) di buona e discreta qualità (definiti in gergo tecnico investment grade) sono ormai prossimi ai massimi toccati solo durante la Grande Depressione del 1929. Così come i rendimenti dei bond societari di primaria qualità (quelli cioè con i rating massimi, dalla classe AAA fino alla A) hanno superato i livelli più alti toccati nelle precedenti crisi dal Dopoguerra. In parallelo i tassi di interesse dei titoli di Stato sono invece destinati a scendere ancora e l’inflazione dovrebbe essere molto meno insidiosa nel 2009. Pertanto, pur tenendo nel dovuto conto che la crisi economica sarà molto dura e colpirà le aziende industriali (che saranno di conseguenza più esposte al rischio di fallimento) può essere opportuno prevedere una quota di corporate bond nel proprio giardinetto a reddito fisso: la percentuale varia in funzione della propensione al rischio ma, in linea di massima, può oscillare tra il 10% e il 35% a seconda del grado di accettazione di perdite nel medio termine. La prima avvertenza è quella di evitare il fai-da-te e di affidarsi a un fondo comune specializzato o, ancora meglio, un Etf corporate bond: se per esempio si acquistano tre bond societari e una delle società dovesse poi fallire la perdita sarebbe del 33% (cioè un terzo) mentre lo stesso evento in un portafoglio di un fondo o di un Etf che investe in un centinaio di titoli sarebbe limitata all’1% circa. Coloro che volessero ulteriormente diversificare i propri investimenti dovrebbero poi preferire i corporate finanziari e delle utilites. I primi offrono attualmente le migliori remunerazioni corrette per il rischio grazie al fatto che i principali governi occidentali si sono impegnati a evitare il fallimento delle istituzioni finanziarie: ciò rende estremamente improbabile che una banca o una compagnia di assicurazione possa finire in bancarotta. Le utilities sono solide e meno esposte al rischio fallimento rispetto agli industriali.

Titoli di Stato, meglio i Ctz o le Poste
È molto probabile, vista la diffusa sfiducia dei piccoli risparmiatori verso la Borsa, che anche nel 2009 i titoli di Stato e i buoni postali continuino a svolgere il ruolo di porto sicuro per il denaro degli italiani come sta già accadendo in questi ultimi mesi del 2008. Il prezzo da pagare a questa sicurezza sarà, quasi inevitabilmente, un’ulteriore riduzione dei rendimenti dei tassi di interesse riconosciuti e quindi una minore redditività per i sottoscrittori. Inoltre la discesa dei tassi di interesse di questi titoli potrà essere tanto più marcata quanto la Bce (la Banca centrale europea) taglierà ulteriormente il tasso di sconto: attualmente il costo del denaro in Europa è al 2,50% contro l’1% della Federal reserve ed è difficile che tale divergenza possa persistere a lungo. Per ricavare un rendimento più sostenuto rispetto a quello offerto attualmente dai Bot (1,73% netto per i trimestrali e 2,02% per gli annuali), l’investitore dovrà orientarsi sui Ctz (che arrivano a offrire il 2,71% netto all’anno per due anni), piuttosto che i Btp che remunerano ancora di più il risparmiatore ma impegnandolo a tenere i titoli per un periodo di tempo più lungo (tre, cinque o, addirittura, dieci anni): sottoscrivere questi titoli e venderli prima della scadenza potrebbe infatti esporre l’investitore a una perdita del valore del capitale in quanto il prezzo del Btp segue ogni giorno l’andamento dei tassi di interesse. Cosa che, invece, non succede a coloro che optano per i buoni postali. La particolarità di questi prodotti, molto apprezzata dai risparmiatori italiani, consiste infatti nel poterli vendere in qualsiasi ufficio postale e in qualsiasi momento incassando il controvalore del capitale e, passati almeno, 18 mesi riscuotere anche gli interessi maturati. Per contro chi privilegia i titoli delle Poste deve accontentarsi di rendimenti che restano tendenzialmente più bassi rispetto ai titoli di Stato di uguale durata.

Bene Conto Arancio e Che Banca! Evitare i fondi di liquidità
Chi si è mantenuto liquido nel 2008 è stato premiato dai buoni rendimenti del mercato monetario: dal 3,50% netto degli Etf di liquidità al 3,44% dei pronti contro termine, dal 3,40% degli strumenti legati all’Eonia (il tasso d’interesse medio giornaliero interbancario determinato dalla Bce) al 3,35% dei conti di depositi vincolati, dal 3,17% del Bot annuale al 2,42% della media dei conti di deposito non vincolati. Tuttavia per tutti coloro che per varie motivazioni preferiscono non avventurarsi a investire su azioni o obbligazioni, il 2009 rischia di essere molto meno generoso. Per prima cosa è meglio evitare i Bot, il cui rendimento netto annuale non va oltre il 2% ed è quindi inferiore anche all’inflazione. Si può puntare invece sui depositi di liquidità (come il Conto Arancio di Ing Direct, CheBanca! del gruppo Mediobanca o Rendimax di Banca Ifis) che offrono una buona redditività e consentono un rapido smobilizzo. Inoltre i depositi sono tutelati, fino a 103mila euro, dal Fondo nazionale di garanzia e dal Fondo interbancario di tutela dei depositi. Va tuttavia precisato che i rendimenti di questi depositi possono essere modificati (sia al rialzo sia al ribasso) dalla banca senza alcun preavviso. Interessanti anche i tassi di interesse proposti dai pronti contro termine; il fatto però che di norma questi prodotti abbiano una durata fino a tre mesi rende possibile sfruttarne la competitività ancora per poco tempo. Meglio evitare invece i fondi di liquidità che permettono di diversificare il portafoglio (e quindi il rischio dell’investimento) ma hanno un costo annuo eccessivo che finisce col limitare il guadagno netto effettivo per il risparmiatore.

Più interessanti, invece, gli Etf di liquidità, sebbene anche questi strumenti siano destinati a offrire un rendimento in discesa nel 2009 in linea con il calo atteso del tasso Eonia cui sono collegati.



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