Farina guida la ribellione degli arbitri «Non faremo più da capro espiatorio»

Riccardo Signori

Basta schiacciarsi i piedi per passare dalla libertà di cartellino rosso alla libertà di parola. La rabbia di Pavel Nedved ha scatenato la reazione, meglio l’autodifesa degli arbitri. Ed è di nuovo sceso in campo Stefano Farina, quello che ha fatto infuriare il ceco, rappresentante della categoria che, con fare impettito, ha messo in riga i media e difeso i colleghi. «No, non ci stiamo ad essere capri espiatori del malessere del calcio».
La settimana degli arbitri è stata come sempre, più di sempre: loro sbagliano, talvolta in maniera grossolana, non vedono palloni che finiscono in rete, per colpa dei guardalinee (Ivaldi è un benemerito in tal senso) o vedono male quelli che non ci vanno, e il resto del mondo si diverte (si diverte?) a tirar legnate: dalli all’arbitro! Che tanto nessuno ci difende, soggiungono le voci di dentro della compagnia del fischietto. Ed allora ieri Cesare Gussoni, il presidente dell’Aia, ha autorizzato Farina a difendersi a parole, in un testa a testa con Nedved. «Io non arretro perché confermo tutto», ha dichiarato l’arbitro, che non è proprio un simpaticone ed ha all’attivo diverse situazioni non proprio tranquille. Dicono sia nervoso e permaloso e lui non fa nulla per smentire. Ma sul caso Nedved è sicuro: «Ribadisco quanto scritto nel rapporto di gara. Mi sono limitato a raccontare fedelmente i fatti accaduti sul terreno di gioco. Circa la decisione della pena inflitta dal giudice sportivo, non sono io che devo dare giudizi o commenti».
Nedved, per chi non ricordasse, ha subito una squalifica di cinque giornate con l’accusa di aver schiacciato il piede all’arbitro (senza conseguenze lesive, vien soggiunto) e di aver volontariamente calpestato la caviglia di un avversario. Niente male. L’avversario ha sentito male, Farina peggio e Nedved paga. Ma è l’insieme della situazione che gli arbitri non sopportano più: non la singola accusa e controaccusa. Non si sentono abbastanza difesi. Gussoni ci prova, ma con i guanti. Anche se è piaciuta la sortita contro i presidenti dal j’accuse facile. E Farina conferma: «Ho apprezzato molto l’intervento tempestivo a fronte di dichiarazioni di un presidente contro gli arbitri. È emersa la figura istituzionale della nostra categoria che deve intervenire quando qualcuno va ad attaccare la serietà e la moralità degli associati». Sottinteso: altri non intervengono. Magari il designatore arbitrale: Stefano Tedeschi.
Farina ha detto queste cose alla rivista L’Arbitro ed è passato al contrattacco, a nome della categoria, come raramente è capitato. «In questi mesi ci siamo chiesti come siamo arrivati a tale situazione. L’errore è stato mettere la carriera e l’interesse personale davanti all’interesse comune. Ma stiamo subendo dai media attacchi inaccettabili. Non ci stiamo. Mi impegnerò in tutte le sedi a tutelare l’onorabilità degli arbitri. Persone serie e degne di rispetto. Anche quando sbagliano in campo».
E se in televisione Paolo Casarin è un buon difensore d’ufficio, ieri è intervenuto pure Pierluigi Collina, quasi la difesa a tutto campo fosse studiata a tavolino.

«La nostra classe di fischietti ha sempre goduto di grande considerazione, sempre all’avanguardia», ha raccontato. Tanto, ha spiegato, che la commissione arbitrale dell’Uefa ha scelto Roma come sede del raduno invernale dei migliori arbitri internazionali. Se poi ce ne volessero lasciare qualcuno, tanto meglio.

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