«La data prescelta è il 23 giugno 2006. Non sfugge a nessuno la vicinanza con le elezioni politiche. Noi non possiamo che ribadire quel qui siamo e qui restiamo che andiamo ripetendo dallinizio di questa vicenda». Daniele Farina, neoparlamentare di Rifondazione comunista e portavoce storico, a nome e per conto del Leoncavallo, preannuncia che venerdì 23 giugno è il «giorno x», quello dello sfratto con tanto di ufficiale giudiziario alla porta.
Quinto e ultimo tentativo dopo anni di contenziosi e rinvii - lha stabilito nel 2003 una sentenza del Tribunale - perché gli autonomi «restituiscano» larea «okkupata» di via Watteau al legittimo proprietario. Ma il portavoce del Leonka fa pure sapere che il tentativo di sfratto non si concretizzerà come i precedenti, «qui siamo e qui restiamo». Anzi, già dalle sette del 23 giugno sarà attivo un presidio di «resistenza» contro la proprietà e la legalità. Alzataccia con presidio incluso che, in verità, i leoncavallini sperano di evitare se la Provincia di Milano, come promesso, gioca fino in fondo il suo ruolo. Già, Filippo Penati si è impegnato a risolvere il problema abitativo degli autonomi in doppiopetto ovvero di dare un tetto al centro sociale dopo aver già premiato con medaglia e pergamena lassociazione delle mamme antifasciste del Leoncavallo.
Ma su questa soluzione per trasformare gli occupanti abusivi in immobiliaristi non bastano solo tavoli per trovare unarea alternativa: infatti, servono anche quattrini, un esborso economico sia dei leoncavallini che delle Istituzioni «perché nessun ente territoriale può pensare di stare alla finestra» dicono da via Watteau.
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