Allarme abuso di lassativi

I dati Aifa: in Italia spesi 150 milioni l’anno contro la stipsi, ma spesso solo per dimagrire e non per problemi intestinali. I rischi delle cattive abitudini

Allarme abuso di lassativi

Una volta c'era l'olio di ricino, l' unico rimedio allora esistente in commercio per modificare, in meno di un'ora, la consistenza delle feci e favorire l'evacuazione completa del colon dalla massa fecale indurita nei soggetti costipati o affetti da stitichezza. Bastava un cucchiaio di questo «farmaco» naturale e disgustoso.

Oggi nelle farmacie, tra i prodotti da banco, si trova un'ampia gamma di lassativi a base di lattulosio, manitolo, latte di magnesia, gliocole polietilenico, prucalopride, cisapride, lubiprostone, tutti principi attivi che garantiscono l'effetto desiderato con vari e diversi meccanismi d'azione, oltre a una infinita varietà di prodotti a base di erbe come la Senna, la Cascara e la Frangula, o integratori alimentari probiotici innovativi che promettono di favorire la regolarità intestinale, mantenere l'equilibrio della flora batterica e di rafforzare il sistema immunitario. Se in tutte le pubblicità vengono continuamente promossi lassativi di ogni genere e composizione, come se fossimo diventati improvvisamente un popolo di stitici, da qualche mese è stato reso noto l'allarme lanciato dai gastroenterologi sull'abuso sempre più diffuso ed inappropriato di questi preparati a scopo purgativo, presi a sproposito da parte di ben 13 milioni di nostri connazionali convinti di soffrire di stipsi cronica. Secondo i dati dell' Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco), lo scorso anno hanno speso circa 150 milioni di euro per liberare il loro intestino dal pesante fardello: oltre a 2,4 miliardi di euro spesi nel mondo per acquistare e ingerire lassativi a base di erbe e probiotici.

La frequenza minima per non considerarsi affetti da stipsi è la regola del 3, ovvero è considerato assolutamente normale e fisiologico il criterio di produrre 3 evacuazioni a settimana, mentre tutti coloro che indugiano per mezz'ora e più sul water ogni mattina dopo il caffè, contraendo il diaframma con sforzi e spinte compulsive, che provocano spasmi, coliche gassose e contorcimenti, nella convinzione che senza la defecazione quotidiana, sinonimo di salute e libertà per affrontare la giornata lavorativa, non può uscire di casa, esprimono un malessere psicologico puramente ed esclusivamente soggettivo, ed un erroneo concetto della «regolarità dell' intestino».

È emerso inoltre, che tutti coloro che abusano di farmaci ed integratori a scopo purgante, dopo aver ottenuto lo svuotamento completo del colon, pretendono di produrre una nuova evacuazione il giorno successivo, e la attendono pazientemente leggendo le news sul water, ignorando che dopo tale processo intestinale è sempre necessario un intervallo di tempo di almeno due giorni prima che nel retto si accumulino nuove scorie. Questa condizione di falsa stitichezza è tipica di molte donne che abusano di rimedi naturali e medicali per scaricare pasti troppo abbondanti, per contrastare gonfiori addominali, per avere la pancia piatta o per non veder salire al mattino l'ago della bilancia, sottovalutando il fatto che tutti i lassativi richiamano acqua dal sistema vascolare nel colon per rendere le feci più poltacee, e questo meccanismo si accompagna necessariamente alla perdita con le stesse di sali minerali ed elettroliti importanti per il metabolismo, in carenza dei quali si assiste alla comparsa di crampi addominali e muscolari, dovuti proprio alla loro eliminazione forzata. I disturbi della progressione della massa fecale nell'intestino, quando non sono correlati o dovuti a reali e svariate patologie del canale digerente, come per esempio quelle ostruttive, in una persona considerata sana sono quasi sempre legati ad alterazioni elettrolitiche, a diete incongrue con scarso apporto di fibre, alla sedentarietà, a ridotta idratazione, all'assunzione di farmaci antagonisti (antiacidi, anticolinergici, a antistaminici, antidepressivi, antiparkinsoniani, oppioidi ecc), tutte condizioni che innescano il rallentamento del traffico intestinale, generando la disidratazione dei cilindri fecali ed il loro indurimento, cosa che instaura la stipsi. Alcuni studi sull'abuso di lassativi, che possono diventare una vera e proprio dipendenza, evidenziano come la continua stimolazione della peristalsi intestinale può provocare l'atonia del colon, ovvero la perdita della funzione contraente e di spinta del bolo fecale, per cui l'intestino diventa sempre più insensibile alla loro azione, rendendone vana l'assunzione, cosa che, oltre a peggiorare la stitichezza, favorisce l'insorgenza di infiammazioni croniche del tratto colico, con complicazioni successive di malassorbimento, squilibri elettrolitici e sindromi diarroiche, tutte condizioni fertili per lo sviluppo di colon irritabili e di future patologie neoplastiche, oggi purtroppo in grande aumento.

La difficoltà di evacuare, la sensazione di avere ingombro intestinale e un peso sull'ano, può avere certamente un impatto negativo sulla qualità di vita, é un disturbo che aumenta con l'età, ma il fatto di non liberarsi ogni mattina non significa soffrire di stitichezza. Quando trascorrono più di tre giorni senza defecare invece, il contenuto intestinale può disidratarsi e indurirsi al punto di causare difficoltà ad espellerlo con dolore anale e addominale durante il processo, oltre a favorire l' infiammazione delle vene emorroidarie e la comparsa di piccole ferite dolorose attorno allo sfintere anale (ragadi) , terreno fertile per infezioni locali.

Anche

ignorare o reprimere lo stimolo a defecare, quando non si ha un bagno a disposizione, può concorrere a favorire il rallentamento del transito intestinale, bloccare la peristalsi e indurre uno stato di stitichezza transitoria.

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