
Alzheimer e Parkinson sono due malattie neurodegenerative che fanno ancora oggi molta paura, ma grazie alla ricerca e alle recenti scoperte la medicina sta facendo grandi passi in avanti. Un nuovo studio condotto Global Neurodegeneration Proteomics Consortium (GNPC) promette diagnosi più tempestive che permetteranno di intervenire con trattamenti precoci capaci di rallentare sensibilmente l'andamento delle patologie.
I risultati della ricerca, pubblicati sulle prestigiose riviste Nature Medicine e Nature Aging, potrebbero rappresentare quel tanto atteso punto di svolta contro la lotta a determinate malattie. Non parliamo solo di Parkinson e Alzheimer, ma anche di SLA (Sclerosi laterale amiotrofica) e demenza frontotemporale. Patologie che necessitano di un approccio terapeutico più rapido possibile.
Lo studio del GNPC si è basato sull'analisi di 250 milioni di proteine ricavate da 35 mila campioni. I campioni sono stati a loro volta raccolti da ben 23 comunità di ricerca disseminate in varie zone del mondo. L'accurato lavoro del team di scienziati ha portato all'isolamento di quelle proteine che sono associate allo sviluppo delle menzionate malattie neurodegenerative. Una fra queste è, ad esempio, APOE ε4, che incrementa la possibilità di manifestare una di queste patologie. Si tratta, in sostanza, di proteine "spia", capaci di individuare la malattia latente prima che questa diventi manifesta.
A guidare l'importante lavoro di ricerca Farhad Imam, della Gates Ventures. Lo stesso Bill Gates si è detto molto soddisfatto del risultato. "Siamo più vicini che mai al giorno in cui una diagnosi di Alzheimer non sarà più una condanna a morte. Il Gnpc è un esempio perfetto di ciò che è possibile quando gli scienziati di tutto il mondo lavorano insieme", ha dichiarato il magnate sulla rivista Nature Medicine.
Ad oggi, le patologie neurodegenerative colpiscono oltre 57 milioni di persone in tutto il globo.
Riconoscerle in tempo, se non addirittura in anticipo, potrebbe realmente fare la differenza, garantendo terapie tempestive e sempre più mirate. Oltre all'importanza della proteina APOE ε4, sono stati individuati dei collegamenti con alcune proteine associabili ai cambiamenti derivati dall'età.