Cinque milioni di morti per la resistenza agli antibiotici: i rischi dell'abuso di farmaci

Non bisogna abusare di antibiotici affidandosi al fai-da-te e soprattutto attendere che sia lo specialista a prescriverli: quali sono i numeri della resistenza batterica a questi farmaci

Cinque milioni di morti per la resistenza agli antibiotici: i rischi dell'abuso di farmaci
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Uno dei maggiori problemi del nostro tempo, oltre ai tumori e alle patologie più pericolose, c'è qualcosa che serve a curare ma che si è rivelato come un boomerang anche per l'uso scriteriato che se n'è fatto nel tempo: stiamo parlando dell'antibiotico-resistenza che è causa di milioni di vittime ogni anno nel mondo (cinque milioni secondo Lancet), 35mila in Europa e un terzo di questo numero soltanto in Italia.

Quali sono le cause

Oltre al fatto che i batteri possono andare incontro a mutazioni genetiche che resistono agli antibiotici, troppo spesso e volentieri questo tipo di farmaco viene abusato anche quando non serve e non viene prescritto con molte persone che si danno al fai-da-te. "Nessuno deve autoprescriversi la terapia antibiotica con le pasticche che avanzano nell’armadietto di casa: deve sempre essere il medico ad autorizzarla tramite ricetta", ha spiegato al Corriere il prof. Pierangelo Clerici, presidente dell’Associazione microbiologi clinici italiani (Amcli).

A cosa servono gli antibiotici

Lo dovrebbero sapere bene già tutti dalle campagne di informazione ma è bene sottolineare che gli antibiotici uccidono i batteri, non i virus: ecco perché non servono contro l'influenza. Chi li prende rischia di "favorire lo sviluppo di batteri resistenti ai trattamenti successivi". Ecco perché in base alla patologia, dopo visita medica, sarà lo specialista a decidere la terapia più adatta ben sapendo questi medicinali servono unicamente alle infezioni batteriche. "Quando ci viene prescritto l’antibiotico sbagliato, o a largo spettro, si vanno a colpire soprattutto i batteri "buoni" dell’intestino, fondamentali per le nostre difese immunitarie e il metabolismo dei nutrienti, e si selezionano quelli "cattivi" resistenti all’azione del farmaco, che prevalendo su quelli 'buoni' possono moltiplicarsi e trasmettere la resistenza ad altre specie batteriche", sottolinea Clerici.

Il report europeo

Può sembrare un numero esiguo ma non lo è: nel quadriennio compreso tra il 2019 e 2023 secondo i numeri del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) l'uso degli antibiotici in Europa è aumentato dell'1% ma adesso l'ente ha fissato una percentuale che vale per l'Ue e l'Italia, ossia di ridurre questi consumi del 18%. Per far questo è importantissimo che la diagnosi sia corretta individuando il tipo di microrganismo per poter prescrivere poi l'antibiotico più adatto. "Itest di diagnostica rapida al letto del paziente sono sicuramente utili per una prima indicazione, ma andrebbero abbinati sempre ad esami più approfonditi in laboratorio che consentono una diagnosi più precisa ed accurata", ha sottolineato Anna Teresa Palamara, direttrice del dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità.

Cosa accade in Italia

Secondo i numeri della Simit (Società italiana di malattie infettive e tropicali) sono stati analizzati 800 pazienti di cui 180 successivamente deceduti.

A causa dei batteri resistenti "la probabilità di morte a trenta giorni varia dal 10% nel caso di batteri meno resistenti al 40% per quelli più aggressivi, come l’Acinetobacter baumannii e gli Enterobatteri resistenti ai carbapenemici, la classe di antibiotici più potente, usati in ultima istanza se gli altri hanno fallito", spiega al Corriere Marco Falcone, professore di malattie infettive all’università di Pisa che si è occupato del database.

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