Farmaci e terapie

Occhio intero trapiantato su un paziente: è la prima volta al mondo

21 ore di intervento per trapiantare il primo occhio intero in un paziente: è accaduto a New York, ecco la storia di Aaron

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Un intervento rivoluzionario che ha avuto la necessità di 140 chirurghi contemporaneamente: a New York un uomo di 46 anni ha ricevuto il primo trapianto di un intero occhio umano nella storia della medicina. La notizia è stata data dalla Cnn soltanto nelle ultime ore ma l'intervento dei record, durato ben 21 ore, è stato effettuato sei mesi fa.

L'intervento

Aaron James è un veterano di guerra, originario dell'Arkansas, riuscito a sopravvivere a un grave incidente sul lavoro che lo ha costretto anche alla ricostruzione parziale del suo viso oltre al trapianto dell'occhio sinistro. L'operazione è stata eseguita da un team chirurgico della NYU Langone Health di New York spiegando che tutto è andato per il meglio. "Il fatto che abbiamo trapiantato un occhio è un enorme passo in avanti, è qualcosa a cui si pensava da secoli ma che non era mai stato eseguito", ha dichiarato il prof. Eduardo Rodriguez, il chirurgo alla guida della squadra. Al momento, l'occhio trapiantato mostra "notevoli" segnali di buona salute ma Aaron James non è ancora in grado di vedere.

La moglie Meagan è felice per aver potuto rivedere le nuove guancia, labbre e naso del marito oltre all'occhio che, dopo il gonfiore post-operatorio era di colore marrone invece del blu naturale che, si spera presto, possa tornare a vedere. "È la mia maggiore speranza. Se riuscirò a vedere sarà fantastico. Se l'intervento farà da apripista a una nuova strada nel campo medico sono completamente a favore", ha dichiarato James alla Cnn. Dopo 21 ore di operazione, anche la moglie ha raccontato tutta la sua emozione nel rivedere il proprio marito dopo tutto quello che aveva subìto. "È stata una sensazione folle, fantastica, strana, strana, estatica e felice. Ero semplicemente felice che ce l'avesse fatta, e tutto andava bene in quel momento".

La storia di Aaron

Dopo le prime visite di controllo, il team che lo ha operato rimane molto fiducioso sul fatto che la vista possa arrivare con il tempo e che la sua procedura, unica nel suo genere, possa aiutare a far avanzare la medicina dei trapianti. Il 46enne mentre lavorava su alcuni cavi ad alta tensione con i suoi colleghi in Mississippi rimase vittima di un terribile incidente nel 2021 quando la sua faccia toccò accidentalmente un filo sotto tensione. La scossa, pari a 7.200 volt, causò lesioni estese al viso di Aaron: l'occhio sinistro, tutto il naso e le labbra, la zona della guancia sinistra e il mento oltre al braccio sinistro.

Di ritorno in Arkansas, Meagan e la loro figlia Allie, che era al liceo, stavano rientrando in casa da un negozio di alimentari quando squillò il telefono della moglie che non riconobbe il numero ma rispose comunque sentendo soltanto le parole "Aaron", "incidente" e "grave". Dopo aver saputo tutta la storia di Aaron e visto le condizioni del suo volto, il prof. Rodriguez disse che era "straordinario" che Aaron fosse sopravvissuto.

Cosa serve per tornare a vedere

Le discussioni sulla fattibilità di un trapianto di occhio sono continuate anche dopo che l'équipe medica di Aaron, in Texas, gli ha rimosso l'occhio sinistro a causa del forte dolore. Rodriguez e i suoi colleghi di New York hanno chiesto al team del Texas di preservare quanto più possibile il nervo ottico nella speranza di un potenziale trapianto. Nonostante l'occhio del donatore, il team ha fatto sapere che per tornare a vedere "dovrà esserci una qualche comunicazione tra l’occhio trapiantato e il cervello". Il prof. Rodriguez ha spiegato di essere stati in gradi di scovare "una cellula specifica, una CD34, che è una cellula staminale adulta che ha alcuni potenziali benefici – non solo nella modulazione immunitaria, perché è un trapianto – ma anche nella rigenerazione neurologica". Un enorme passo in avanti nel trapianto dell'occhio intero è stato ricollegare il nervo ottico di Aaron all'occhio del donatore come ha fatto sapere il dottor José-Alain Sahel, portavoce clinico dell'American Academy of Ophthalmology.

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