Un pasto abbondante, uno sforzo violento di vomito e una conseguenza rarissima ma potenzialmente fatale. È quanto accaduto a un uomo di 77 anni, ricoverato d’urgenza a Trento con una diagnosi gravissima, sindrome di Boerhaave, una lacerazione spontanea e completa dell’esofago che lo ha portato in rianimazione.
Il caso
Secondo quanto ricostruito, il paziente aveva mangiato un’eccessiva quantità di lenticchie. Lo sforzo del vomito, invece di espellere il cibo, ha provocato una rottura interna dell’esofago, con la fuoriuscita del contenuto gastrico nel torace. Una condizione estremamente pericolosa, che ha richiesto un intervento immediato.
La diagnosi è stata chiara fin dall’inizio, sindrome di Boerhaave, una patologia rara e ad altissimo rischio, con una mortalità stimata che può arrivare fino all’80% se non trattata tempestivamente.
La corsa contro il tempo per salvare il paziente
La situazione è apparsa subito disperata. A intervenire è stato Alberto Brolese, direttore della Chirurgia generale 2 di Trento, che in quel momento si trovava ad Adria con la famiglia. Ricevuta la chiamata, il chirurgo è partito immediatamente verso l’ospedale, affrontando 20 chilometri di coda sull’autostrada A22.
Per guadagnare tempo, Brolese ha raccontato di aver segnalato l’emergenza con un fazzoletto bianco fuori dal finestrino e le quattro frecce accese, percorrendo la corsia d’emergenza. Fermato dalla polizia, ha mostrato il tesserino ed è stato scortato fino a Trento con le sirene spiegate.
L’intervento e il salvataggio
Una volta in ospedale, il chirurgo ha guidato un intervento di sutura esofagea durato quattro ore, estremamente delicato. Al termine dell’operazione, il paziente è stato dichiarato fuori pericolo. "Se scegli di fare il medico devi anteporre lo spirito di servizio a tutto il resto", ha commentato Brolese, veterano dei trapianti, sottolineando il valore umano e professionale che accompagna le scelte più difficili.
Cos’è la sindrome di Boerhaave
La sindrome di Boerhaave è una condizione rara e gravissima, caratterizzata dalla rottura spontanea e completa dell’esofago. È causata generalmente da un brusco aumento della pressione interna, che può verificarsi in seguito a vomito forzato, abbuffate, sforzi intensi, tosse persistente o sollevamento di carichi pesanti.
La lacerazione consente ai contenuti gastrici ed esofagei di riversarsi nel mediastino, con il rischio di sviluppare mediastinite, sepsi e shock, condizioni che possono risultare fatali senza un intervento immediato, spesso chirurgico.
Il parere dell’esperto
A chiarire il quadro clinico è intervenuto Enrico Stefano Corazziari, gastroenterologo ed ex professore ordinario all’Università La Sapienza di Roma, intervistato da Adnkronos Salute. Secondo lo specialista, le lenticchie non sono la causa diretta dell’evento.
"Al posto delle lenticchie poteva esserci qualsiasi altro alimento assunto in grandi quantità", ha spiegato, sottolineando come il vero fattore scatenante sia il vomito ripetuto con grossi sforzi, spesso associato anche a un consumo elevato di alcolici.
Una patologia difficile da diagnosticare
Corazziari ha ricordato che la sindrome di Boerhaave è un evento eccezionale, tanto che non esistono dati precisi sul numero di casi in Italia. Il paziente, nella maggior parte dei casi, arriva direttamente in pronto soccorso in condizioni critiche.
Per una corretta valutazione, è fondamentale capire dove è avvenuta la rottura dell’esofago, se il paziente presentava patologie pregresse come ernie o esofagite, e se si tratta effettivamente di una vera sindrome di Boerhaave.
Le categorie più a rischio
Secondo lo specialista, alcune persone sono più esposte
a questo tipo di complicazione, come alcolisti, fumatori e pazienti con malattie dell’esofago. In questi soggetti, episodi di vomito violento possono trasformarsi in emergenze mediche di estrema gravità.