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Troppo sale fa male alle coronarie: cosa dice lo studio

Uno studio su oltre 30mila partecipanti ha mostrato i danni che il sale può provocare alle coronarie: ecco i risultati e il commento degli esperti

Troppo sale fa male alle coronarie: cosa dice lo studio

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Che mangiare troppo sale facesse male all'organismo è arcinoto, specialmente per le problematiche che riguardano l'ipertesione. Adesso, però, è stata scoperta la correlazione con problematiche legate all'aterosclerosi, cioè l'irrigidimento delle arterie causato delle placche che si formano e ostruiscono il normale flusso del sangue con conseguenze anche nefaste per le coronarie.

I risultati dello studio

Sono arrivati a queste conclusioni alcuni scienziati svedesi con lo studio pubblicato sull'European Heart Journal Open dal titolo L'associazione tra assunzione di sodio e aterosclerosi coronarica e carotidea nella popolazione svedese generale. Lo studio Scapis ha preso in esame ben 30.154 partecipanti nella fascia d'età compresa tra 50 e 64 anni: ognuno di loro ha partecipato a screening con esami di cui facevano parte campioni di sangue e urina, questionari, esami clinici e immagini di tomografia computerizzata. I campioni biologici sono stati raccolti al momento dell'esame e congelati a -80°C fino al momento dell'analisi.

Le nuove associazioni sale-coronarie

"Il risultato principale di questo studio è che l'aumento dell'escrezione di sodio ha un'associazione significativa con l'aterosclerosi carotidea, nonché con la stenosi aterosclerotica nelle arterie coronarie e con la calcificazione complessiva dell'arteria coronaria", hanno spiegato gli studiosi. Un’elevata assunzione di sale, dunque, aumenta la pressione del sangue aumentando il rischio di malattie cardiovascolari anche se non erano state trovate associazioni con la stenosi carotidea e l’aterosclerosi coronarica che, in questo caso, sono venute alla luce. "I risultati mostrano che più sale mangiano le persone, maggiore è il carico di placche aterosclerotiche nelle arterie del cuore e del collo", ha dichiarato in una nota il primo firmatario dello studio, Jonas Wuopio.

I ricercatori spiegano che l’aumento della pressione sanguigna dovuta al sale, anche sotto i livelli che definiscono l’ipertensione arteriosa, è un fattore importante che interagisce tra l’assunzione di sale e il processo aterosclerotico. "Poiché abbiamo osservato un'associazione in soggetti con pressione sanguigna normale, una possibile spiegazione di questi risultati è che i processi patologici dannosi iniziano già prima dello sviluppo dell'ipertensione".

Perché il sale fa male

È la prima volta che viene scoperta l’associazione tra l'assunzione del sodio e un'aterosclerosi coronarica misurata con la tomografia computerizzata nella popolazione generale: ogni grammo aggiuntivo dell'escrezione di sodio causa una probabilità del 3-4% in più che si possano formare placche carotidee o coronariche. "Anche restando nell’intervallo di valori di pressione normali, chi mangia più sale rischia comunque di iniziare ad avere danni vascolari", ha dichiarato al Corriere la prof. Monica Giroli, biologa e specialista in Scienze dell’Alimentazione nell’Unità di Prevenzione aterosclerosi dell’Irccs Centro Cardiologico Monzino di Milano. "Si tratta di un rischio che cresce all’aumentare dell’introito di sale, in modo continuo, senza 'scatti'. Per questo chi ha la pressione massima a 128 mmHg (valore ritenuto 'sano') può avere già più placche di chi ha la pressione a 110 mmHg", ha aggiunto.

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