«Non vedo perché dovremmo continuare a garantire un servizio pubblico per conto dello Stato se il governo non lo considera più un servizio pubblico ma una normale attività commerciale». Parole dure, quelle di Paolo Gradnik, presidente dellassociazione dei farmacisti milanesi. Il provvedimento voluto dal ministro dello Sviluppo Pierluigi Bersani, trasformato in decreto approvato dal governo, non gli piace.
Eletto anche in consiglio comunale nella lista civica del sindaco Letizia Moratti, Gradnik commenta il decreto Bersani sulle liberalizzazioni delle professioni, che per i farmacisti prevede la libera commercializzazione dei prodotti da banco farmaceutici anche nei supermercati. È un «provvedimento non giustificato dalladozione di un decreto legge - sostiene il presidente, che si riserva di «leggere il testo del documento» - e che se controfirmato effettivamente dal governo significherebbe che lItalia considera la farmacia non più un presidio sanitario pubblico effettuato nelle forme della sussidiarietà privata, ma un comune esercizio commerciale».
In questo caso, spiega il rappresentante dei farmacisti, «fatte le opportune verifiche con la Regione, e convocato il consiglio direttivo, non ci sentiremo più legati ad un obbligo di servizio pubblico, visto che sarebbe lo Stato a non considerare di interesse pubblico il nostro lavoro, e non escludiamo forme di protesta che possono spingersi allastensione dal servizio».
Quasi una «minaccia», seguita dalla necessaria rassicurazione. Stiano tranquilli i cittadini. «La guardia medica - garantisce Gradnik - non verrà certo a mancare».
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