Farsa Leoncavallo e «Malfattori» Ieri l’ultimo rinvio: è il settantesimo

Lo sfratto del Leoncavallo è stato rinviato un’altra volta. Al 29 novembre. Anche ieri l’ufficiale giudiziario è passato, ha dato un’occhiata, e come da copione ha preso la sua bella carta bollata e ha alzato i tacchi, prenotando una nuova «passeggiata», con rispetto parlando, fra 60 giorni. È una pantomima. Ormai lo ammette anche il Comune: «La pantomima dei rinvii degli sfratti a centri sociali abusivi - riflette il vicesindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato - ha numeri ormai fuori controllo. Solo tra Leoncavallo e Circolo dei Malfattori di via Torricelli (il prossimo è in programma il 25 novembre) siamo a quota 70 accessi infruttuosi dell’ufficiale giudiziario, costretto ogni volta a fare retromarcia. Una situazione grottesca di patente illegalità».
Non è solo inutile questo iter polveroso. Non è solo grottesco, è anche rischioso. Il rischio - lo denuncia ancora De Corato - è che «prima o poi a qualche centro antagonista baleni pure l’idea di rivendicare il bene per possesso continuato in base all’usucapione che scatta dopo 20 anni». A Milano ci sono almeno 13 stabili pubblici e privati sotto controllo dei centri sociali. Edifici o locali di proprietà del Comune, o di altri enti, o ancora di privati cittadini e famiglie, come nel caso odioso di via dei Transiti, che il Giornale ha denunciato in passato.
Dal Leoncavallo a via dei Transiti, insomma, continua la farsa delle proroghe. Che si aggiunge a un elenco di violazioni. L’ultimo perpetrato in via Sangallo, zona Città Studi, dove un centro sociale abusivo da 7 anni, Casaloca, ha piazzato altri abusivi, per lo più stranieri, in ben 9 appartamenti privati. Un’azione realizzata in barba alla proprietà privata, che ha già sporto querela. E per la quale il vicesindaco ha chiesto la risposta dello Stato in una lettera inviata al Prefetto Gian Valerio Lombardi e al Questore Vincenzo Indolfi. «Continua poi a non muoversi foglia - così prosegue l’impietosa rassegna del vicesindaco - in via Savona 18 dove altri antagonisti hanno occupato due appartamenti trasformando la palazzina in un suk. Come tutto tace intorno agli altri undici stabili pubblici e privati occupati abusivamente dai centri sociali, molti dei quali da decenni. L’ultimo sgombero a Milano è avvenuto oltre tre mesi fa. Quando Polizia di Stato e carabinieri hanno liberato lo stabile di Ripa di Porta Ticinese 83 occupato da no global legati all’area anarco-insurrezionalista. E intanto in quella zona dei punkabbestia si divertono a pestare gli automobilisti lanciandogli contro dei pitbull. Ma prima di quel blitz dobbiamo risalire al lontano 22 gennaio 2009, giorno in cui ci fu l’intervento al Cox 18, poi vanificato da una rioccupazione notturna».
Il quadro è desolante. Per ristabilire la certezza del diritto e dei diritti dei privati servirebbe la volontà di ripristinare davvero il rispetto della legalità, superando uno status quo dettato dalla necessità, o dalla scelta, di un «quieto (con)vivere» con centri sociali e simili.

Certo il Leoncavallo è cambiato negli anni. Certo lo sgombero di altri centri costerebbe caro in termini di tensioni, e scontri, e pace sociale. Certo, tutto vero. Ma questa trafila di notifiche e rinvii umilia lo Stato e le istituzioni pubbliche.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica