«S cusi, per la Milano barocca?». Ah, e chi lo sa. Voi ne avete mai sentito parlare? Si sono scritti numerosi e anche troppi saggi sulla Milano romanica, gotica, rinascimentale, post-boom, multietnica, la Milano da bere e quella da mangiare, la Milano delle enoteche e dei caldi e romanzeschi abbracci vinosi, la Milano del design algido e vip e quella delle periferie bicocchesche, ma mettere in un'unica frase «Milano» e «barocca» come ha fatto Simonetta Coppa in alcuni capitoli dello splendido «Lombardia barocca» - di cui è curatrice insieme a Federica Bianchi (Jaca Book, pagg. 290, euro 75) - è quasi un ossimoro. Dove sarà mai il Barocco, in mezzo a tutto questo smog architettonico e spirituale? La magnificenza e la gratuità in foglia d'oro del barocco? Questa è città di economia, mica di spreco, è così evidente, e il Barocco è sempre stato tra tutti gli sprechi il più vertiginoso, il più roboante, il meno «sciuretta» e il meno radical-chic. Milano si nasconde, nasconde le proprie bellezze, il Barocco esplode, invece, per sua natura propria.
«Ma va' - ci dice Simonetta Coppa- non è così, esiste una Milano barocca, anche se è molto più facile pensare a una romanica, su questo non c'è dubbio. Rispetto all'area leccese o a quella di Roma, qui il Barocco assume caratterizzazioni più contenute, però esiste. Ricordo che il Seicento, in Lombardia, si apre col nome del cardinale Federico Borromeo, noto non fosse altro che per i Promessi sposi, e il settecento si chiude col nome di Maria Teresa. Dirò di più: idealmente si chiude nel 1776 con la fondazione dell'Accademia di Brera, con cui inizia un altro discorso, quello del neoclassicismo e di Giuseppe Piermarini, l'architetto della Scala. Ma tra questi due estremi, in Lombardia e in città, troviamo molto Barocco».
Sia religioso che profano. Bastino gli esempi del Sacro Monte di Varese e quelli, un po' più provocatori, delle ville lombarde, edificate sotto la dominazione spagnola del Seicento e sotto quella austriaca del Settecento, e ottimamente fotografate in questo libro. Cui vanno aggiunti numerosi edifici nei territori di Bergamo, Brescia e Crema, dipendenti dalla Repubblica di Venezia. Un Barocco più sobrio rispetto a quello delle grandi città europee, ma sicuramente più ingegnoso, più imprenditoriale, in ultima analisi forse più fecondo. «Infatti - ci spiega Simonetta Coppa - molti dei maggiori maestri barocchi europei provenivano dalla regione dei laghi tra il Lario e il Ceresio. Borromini, per esempio, proveniva da un paesino sul lago di Lugano. Si formò a Milano con Richino, nella fabbrica del Duomo, e non dimentichiamo che Richino con Fabio Mangone è uno dei maggiori esponenti dell'architettura nell'età di Federico Borromeo. Spostandoci nel Settecento, troviamo Tiepolo, che ha lavorato a Milano in più occasioni, affrescando chiese e palazzi. Da dire che nella Lombardia austriaca il controllo normativo del collegio degli ingegneri e degli architetti era molto stretto e si muoveva secondo direttive classiciste. Questo ha impedito un'interpretazione, per così dire, più focosa del Barocco, che avvenne altrove».
Intercettare il Barocco a Milano non è semplice, ma «Lombardia barocca» è un ottima guida. Si comincia dai quadroni di San Carlo nel Duomo, che non vengono esposti sempre, ma solamente per un mese, a partire proprio da questi giorni, precisamente dal 4 novembre, anniversario carliano, fino a Natale. Sono stati commissionati da Federico Borromeo per celebrare la beatificazione di San Carlo. Poi ci sono le chiese: quella di San Giuseppe in via Verdi, una delle pochissime di Richino ancora esistenti, e la certosa di Garegnano, alle porte della città, un edificio del Trecento rimodellato nell'età di San Carlo e decorato pittoricamente in quella di Federico, con un ciclo di affreschi di Daniele Crespi risalente al 1629. «Altra chiesa è quella di Sant'Antonio Abate - aggiunge Simonetta Coppa - a due passi dall'attuale università Statale. Poco conosciuta, ha una squisita galleria di pitture. Ci hanno lavorato tutti i maggiori maestri barocchi, da Morazzone a Tanzio da Varallo, fino ai fratelli genovesi Carloni.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.