Fazioli, «papà» dei pianoforti più belli del mondo

C’è una «griffe» che rappresenta la genialità italiana forse piu di qualunque altra. Sta in una nicchia molto circoscritta, ma la sua eccellenza ormai non ha pari nel mondo. Il nome e Fazioli, il prodotto sono i pianoforti a coda, un settore nel quale l’Italia non è mai riuscita, prima, a gareggiare su scala internazionale. Oggi i pianoforti Fazioli sono adottati dai maggiori teatri e dalle più celebrate sale da concerto, dall’Italia (Scala, Parco della Musica, Fenice), agli Stati Uniti (Metropolitan) alla Cina. In meno di trent’anni è accaduto quello che nessun avrebbe potuto prevedere: una piccola azienda italiana, nata intorno alle competenze e alla passione del suo fondatore, ha dato scacco alla mitica Steinway, da sempre considerata la Rolls Royce dei pianoforti. Ormai il primato della qualità è di Fazioli, piccola azienda friulana di Sacile, in provincia di Pordenone. Fazioli ha appena inaugurato a Milano il suo primo show room in via Conservatorio 17 (angolo Monforte), nel quale sono esposti in vetrina, luccicanti come delle Ferrari, i sei modelli «di serie», dal quarto di coda di 156 centimetri al gran coda da concerto di 278, fino al «super» di 308 centimetri, con quarto pedale, oggi il più grande pianoforte del mondo; ci saranno anche due «fuoriserie», il «Silver», un pianoforte tradizionale nel quale tutte le parti metalliche anzichè dorate sono argentate, e il «M. Liminal», strumento sorprendente, rosso e nero, con una forma inusuale, utilizzo del plexiglass e un’unica gamba in metallo. Nel negozio milanese - «a due passi dal Conservatorio e dalla Scala», precisa volentieri Paolo Fazioli - è stata ricavata anche una sala da concerti da 80 posti, che ospiterà eventi musicali di alto livello. Lo scenario internazionale nel quale si muove la Fazioli avrebbe reso possibile l’apertura di una «vetrina» in qualunque grande città del mondo. Ma spiega Paolo Fazioli: «Milano e stata una scelta precisa e consapevole, perchè è contraddistinta da una vivacità culturale di respiro internazionale che per noi costituisce il miglior contesto». La storia di Paolo Fazioli è molto bella. Classe 1944, origini romane, ha sapientemente «incrociato» tre fattori personali: il diploma in pianoforte, la laurea in ingegneria e una fabbrica di mobili per ufficio del padre, che si e trovato a dirigere. Proprio in quello stabilimento, a Sacile, gli viene l’idea di costruire pianoforti, la sua passione: ma sembrava un’utopia. Comincia con qualche collaboratore molto esperto e nel 1978 nasce il primo pianoforte a coda, costruito da quattro operai completamente a mano in un angolo della fabbrica di scrivanie. Innovativa è la concezione, nuovi legni, nuove misure, nuovi parametri acustici. «Tutti cercavano di copiare l’americana Steinway - racconta - mentre io volevo fare uno strumento completamente mio». L’esordio in pubblico e del 1980: ed è un successo. Da lì inizia il rapporto con i più importanti pianisti del mondo - da Jorg Demus a Lazar Berman, da Alfred Brendelk a Nikita Magaloff - i quali, quasi con un tacito plebiscito, decretano che i pianoforti di Fazioli sono ormai i migliori. La fabbrica cresce e diventa autonoma; viene costruito anche un auditorium da 200 posti, dove si organizza - tra l’altro - un’eccellente stagione concertistica. Oggi si costruiscono 120 esemplari all’anno, per il 95 per cento destinati all’estero.

Le lavorazioni restano manuali, con periodi di «riposo» tra una fase e l’altra, perchè i materiali si possano adattare naturalmente, senza forzature artificiali. E infatti il tempo necessario per la costruzione di un pianoforte è di oltre tre anni.

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