da Roma
Basta con le polemiche sul quorum gonfiato. Il ministro dell’Interno, Giuseppe Pisanu, interviene con una nota ufficiale per dare un taglio alle polemiche scatenate dai referendari. Emma Bonino, Marco Pannella e i promotori del comitato per il sì accusano il governo di aver «truccato» gli elenchi degli aventi diritto al voto, in modo da rendere più difficile il raggiungimento del 50 per cento più uno necessario a rendere valida la consultazione popolare. Ma la nota del Viminale invece di azzittire i radicali finisce per alzare ancora di più il tono dello scontro.
«Il ministro dell’Interno non si lascerà coinvolgere nelle strumentali polemiche di questi giorni sul computo degli italiani all’estero per la determinazione del quorum nei referendum del 12 e 13 giugno», è scritto nella nota che parla di «inaccettabile confusione e disinformazione» sull’argomento. Dunque il Viminale, auspicando che «cessino finalmente le speculazioni e le polemiche strumentali», ricorda che gli elenchi dei cittadini italiani all’estero sono stati «aggiornati» e che da tale scrupolosa verifica sono emerse le seguenti cifre. Sono 2.665.081 gli italiani all’estero che possiedono tutti i requisiti di legge per partecipare al voto e dunque «sono chiamati a votare per corrispondenza e perciò stanno ricevendo i relativi plichi».
Questo numero, 2.665.081, spiega il Viminale «concorrerà al calcolo del quorum». Ma nel quorum, precisano dal ministero, saranno inseriti pure «altri 5.676 italiani aventi diritto ma che risiedono in Paesi con i quali non è stato possibile siglare la convenzione sul voto per posta. Tuttavia questi connazionali avranno la possibilità di votare in Italia». A questo punto Pisanu si augura «che almeno su questo argomento, così delicato per i suoi riflessi su diritti costituzionalmente garantiti, cessino finalmente le speculazioni e le polemiche strumentali».
Speranza subito delusa perché la reazione del segretario dei Radicali, Daniele Capezzone, non si fa attendere. «Il comportamento del ministro Pisanu è inaudito e sfacciato - sostiene Capezzone -. Di fatto conferma in tutto le nostre denunce, difende le illegalità in atto e la truffa del quorum, non risponde sui militari all'estero che non potranno votare, e aggiunge al danno la beffa, invitando alcuni connazionali all’estero a rientrare in Italia».
Ma non c’è soltanto la questione del quorum a surriscaldare il clima ad una settimana dal referendum. Mentre si moltiplicano gli appelli al voto o all’astensione da una parte e dall’altra si allargano le crepe all’interno della coalizione di centrosinistra. Ieri il leader della Quercia, Piero Fassino, ha lanciato dalle pagine dell’Unità un accorato appello ai segretari di sezione dei Ds. «Il referendum per noi è innanzitutto uno strumento per fare ciò che non è stato possibile in Parlamento per responsabilità esclusiva di una parte maggioritaria del centrodestra», dice Fassino, che critica la scelta dell’astensione dal voto «perché di fatto rifiuta il dialogo e il confronto di merito; si sottrae all’impegno teso a informare cittadine e cittadini sui contenuti della legge e sugli effetti del referendum; scommette sull'indifferenza piuttosto che sulla partecipazione consapevole». Peccato che il leader della Margherita, Francesco Rutelli, abbia scelto oggi per annunciare ufficialmente la sua scelta che, viste le dichiarazioni rilasciate fino ad ora, appare inevitabilmente orientata all’astensione.
Anche tra gli scienziati continua il confronto tra i favorevoli e i contrari.
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