«La sanità è uno degli aspetti più importanti del federalismo. E la sanità italiana è una delle migliori del mondo». Luca Antonini, presidente della Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale, si dice convinto: «Il federalismo va a razionalizzare profondamente il settore della sanità».
Crede che il federalismo possa davvero riequilibrare il rapporto tra le Regioni?
«Abbiamo regioni che funzionano molto bene e altre che funzionano molto male. Fare il federalismo in un contesto di questo tipo significa razionalizzare un sistema che è costato molto a tutti gli italiani. Ad esempio, l’ultimo governo Prodi stanziò 12 miliardi di euro per 5 regioni extra deficit sanitario del Sud».
Come sono stati utilizzati quei 12 miliardi?
«Con quei 12 miliardi quell’anno si poteva ridurre di un terzo l’Irap e così agevolare le imprese. Oppure si poteva abbassare l’aliquota Irpef dal 23 al 20 per cento. Invece i fondi sono finiti in questo ripiano che non ha quasi avuto risultato. Queste 5 regioni continuano a essere in deficit e con altissimi tassi di migrazione sanitaria. Il federalismo rafforzerà il principio del “chi rompe paga”».
Che cosa vuol dire nel concreto che chi rompe paga?
«Se un presidente di Regione non risana il deficit, dovrà aumentare l’addizionale l’Irpef fino al 3 per cento. A quel punto dovrà vedersela con i suoi elettori. Nello stesso tempo vengono introdotti i costi standard, in modo da rendere evidente il fabbisogno e lo spreco. A quel punto il quadro diventa molto chiaro: gli sprechi fanno aumentare le tasse e questo costringerà un presidente di Regione a intervenire per razionalizzare la sanità».
Come sarà possibile per gli elettori fare queste verifiche?
«Sarà introdotto l’inventario di fine legislatura. Stefano Caldoro, presidente della Regione Campania, quando ha vinto le elezioni ci ha messo sei mesi per capire il deficit, il buco della gestione precedente e i suoi contenziosi spaventosi. La Campania spende 250 milioni di euro l’anno di avvocati solo per la sanità! Tutto questo è venuto alla luce perché Caldoro ha dovuto chiamare gli ispettori del Tesoro che gli hanno quantificato il deficit precedente».
E con il federalismo fiscale che cosa cambierà nelle verifiche di bilancio?
«Diventa obbligatorio pubblicare 20 giorni prima delle elezioni il bilancio del proprio deficit sanitario, certificato sia dagli organi interni che istituzionali dello Stato. In questo modo l’elettore diventa consapevole di quale è stata la gestione precedente. Oggi non avviene assolutamente così. Noi abbiamo avuto presidenti di Regione come Raffaele Fitto in Puglia mandati via nonostante avesse risanato il deficit, chiudendo 21 piccoli ospedali inutili. L’elettore non è in grado di giudicare perché i risultati non si vedono».
E le sanzioni per i governatori incapaci?
«Se un governatore non rispetta per due anni in modo immotivato il piano di rientro della sanità e aumenta l’addizionale irpef al 3 per cento, cioè fa pagare agli elettori lo spreco, può essere rimosso dal governo e si va a nuove elezioni regionali. Se un partito ricandida quel presidente rimosso nei 10 anni successivi, perde il 30 per cento del finanziamento pubblico».
La sanità lombarda è destinata ad avere benefici specifici dal federalismo?
«La sanità lombarda è ottima. La Lombardia da tempo è su queste posizioni: adesso si tratta di prendere spunto da questo modello. È efficiente e spende meno degli standard delle tre regioni benchmark, che saranno individuate sulla base dei risultati 2011. Alle regioni benchmark, tra le quali molto probabilmente ci sarà la Lombardia, vengono garantiti alcuni premi. Saranno previsti meccanismi di premio per le regioni che hanno istituito centrali d’acquisto, cosa che evita di pagare una siringa indifferentemente uno o quattro euro. Viene introdotto il sistema di prezzi di riferimento»
Qual è il principale cambiamento che vedranno i cittadini lombardi?
«I lombardi non pagheranno più i ripiani statali delle Regioni in deficit».
C’è chi teme che il federalismo fiscale si risolverà in tasse e costi in più per i cittadini.
«È profondamente sbagliato. Il federalismo rende trasparente la spesa, che può essere confrontata. Gli standard sono noti e a quel punto l’amministratore che aumenta le tasse viene ferocemente giudicato.
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