Federalismo a scuola, i giovani padani: noi tifiamo Gelmini

L’annuncio: "Gli istituti saranno fondazioni in cui potranno entrare anche gli enti locali. Così ci sarà più autonomia"

Federalismo a scuola,  
i giovani padani: 
noi tifiamo Gelmini

Sembrano arrivare da un passato lontanissimo le polemiche tra la Lega e Mariastella Gelmini. Il ministro dell’Istruzione arriva tra gli applausi alla terza scuola politica del Movimento studentesco padano, braccio universitario dei Giovani lumbard di Paolo Grimoldi. Se ne va tra gli applausi insieme al segretario lombardo del partito, Giancarlo Giorgetti, mentre i ragazzi della Lega chiacchierano tra di loro sulla possibilità che sia lei il prossimo presidente della Regione Lombardia. Lei si attiene a un profilo molto più istituzionale. Spiega: «La riforma della scuola è la prima applicazione di un punto cardine del federalismo, sostituire la spesa standard alla spesa storica». Tradotto, significa avere tante cattedre quante ne servono e non quante ce ne sono state fino all’anno scorso.
Lezione a porte chiuse per evitare incidenti di percorso. Fuori programma solo qualche coretto non proprio politicamente corretto per un ministro della Repubblica. «Padania libera», «Bossi, Bossi» intonano i giovani militanti mentre lei risponde alle domande dei giornalisti. Annuncia un federalismo scolastico che non può non piacere ai leghisti: «Vogliamo aprire la scuola al territorio e trasformare in fondazioni le scuole, soprattutto le secondarie, facendo entrare gli enti locali». Usa la parolina magica autonomia: «È un termine abusato mentre in realtà il ministero si occupa di tutto, anche di comprare la carta. Invece vogliamo dare agli istituti autonomia nella gestione delle risorse e la possibilità di chiamare gli insegnanti e valutarli in base al risultato conseguito».
Rassicura sul futuro delle scuole di montagna. L’annuncio di tagli e accorpamenti aveva scatenato allarme in Lombardia ma il ministro spiega che si è trattato di disinformazione: «Non prevedo chiusura di scuole di montagna o delle isole, ma semplicemente l’accorpamento delle dirigenze e del personale amministrativo. Rettifica l’interpretazione corrente anche sulle cosiddette classi per stranieri, quelle necessarie a far studiare lingua e Costituzione agli immigrati: «Non userei il termine “classe ponte” ma una verifica della conoscenza dell’italiano. L’insegnamento della Costituzione e della lingua italiana sono indispensabili per integrare i giovani immigrati. Se arrivano nel nostro Paese e non conoscono la lingua e la Costituzione, di che integrazione stiamo parlando?».
L’incontro è durato un’ora e mezzo, con toni certamente diversi dalle contestazioni di piazza a cui è abituata negli ultimi tempi la Gelmini. Una mini protesta non le è stata risparmiata neppure ieri, sia pure molto contenuta, di fronte all’Hotel Cavalieri dove il ministro ha tenuto la sua lezione ai giovani lumbard.
«Hanno capito che la scuola che voglio io mette al centro i ragazzi e i loro diritti - ha commentato uscendo sorridente dall’incontro -. Il loro diritto è soprattutto quello di avere una scuola di qualità, una scuola che educhi».


Nel programma annunciato ai giovani del Movimento studentesco padano il taglio delle sedi universitarie inutili, quelle nate come funghi: «Oggi abbiamo centinaia di corsi di laurea ma si tratta di un’offerta formativa in molti casi autoreferenziale». Una stoccata in particolare: «Chiudere qualche sede distaccata. Meglio qualche iscritto in meno all’università dove fanno tanti corsi in scienza delle comunicazioni che sfornano solo disoccupati».

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