Federer: "Quel colpo sotto le gambe..." 

Intervista a Roger Federer. A ventinove anni suonati, il fuoriclasse svizzero non ha intenzione di mollare la presa: "Una stagione anomala può essere normale. Solo un matto pensa di poter vincere sempre"

Federer: "Quel colpo 
sotto le gambe..." 

di Mitja Viola

New York - A Cincinnati ha di­mostrato che ne ha ancora da vendere, a New York, dopo la rinuncia di Del Potro si trova ancora una volta a dover ve­stire i panni del primo della classe. E fin qui tutto bene, non fosse che a ventinove an­ni suonati, dopo un’estate ben diversa da quella dello scorso anno, Roger Federer non ha nessuna intenzione di mollare la presa. Ospite d’onore assieme a Nadal e Sharapova presso il Pier 54 nel cuore di Manhattan in un evento organizzato da Nike per i giovani tennisti newyorkesi, il fuoriclasse svizzero ha parlato di presen­te, passato e futuro della sua straordinaria carriera.

Si è presentato a New York con un fantastico colpo sot­to le gambe...

«L’avevo fatto anche lo scor­so anno (sempre agli Us Open, semifinale con Djoko­vic). Stavolta il coefficiente di difficoltà era più alto. Non ho avuto il tempo di prepararlo, mi sembrava anche stavolta un colpo incredibile e quan­do la pallina è finita all’incro­cio delle linee non potevo cre­derci. Non sono nemmeno si­curo di averla vista rimbalza­re, poi il pubblico mi ha dato la risposta. L’ovazione è stata fantastica, la folla era in deli­rio ».

Un colpo provato in allena­mento?

«Non è un colpo che si può preparare e non c’entra nien­te la fiducia. L’unica lettura che si può dare è questa: per fare un colpo del genere devi prima andare a rete, questo si­gnifica che stavo giocando in modo offensivo ed è una cosa positiva».

L’eliminazione di Wimble­don ha sicuramente fatto scattare qualche campa­nello d'allarme. Ora Roger Federer come sta?

«Penso che sia abbastanza normale, dopo tanti anni, tro­varmi di fronte ad una stagio­ne anomala rispetto al passa­to ma sarei un matto a pensa­re che si può sempre e solo vincere senza lasciare nulla agli altri».

In passato però, è andata in maniera diversa…

«È vero ma in virtù degli ac­ciacchi ho sentito la necessi­tà dopo Wimbledon di pren­dermi un periodo di riposo e fermarmi. Sono cose normali per un atleta che rimane al top delle classifiche per lun­go tempo e, serenamente, ora sono pronto a ricomincia­re. Direi che ho fatto solo che bene e non ho problemi ad ammettere che dovevo stac­care e prendermi cura di me stesso».

Quanto ancora può vince­re e sorprendere un fuori­classe come lei?

«Non penso sia una questio­ne di vincere o perdere quan­to invece di star bene e riusci­re a giocare il proprio tennis senza dover ricorrere a delle strategie diverse».

A New York senza Del Po­tro ma con un Nadal che non ha nessuna intenzio­ne di lasciare il primo po­sto nel ranking Atp: chi è il grande favorito di turno?

«Mah (sorride) ne vedre­mo delle belle. Mi aspetto co­m­e ogni anno un torneo mol­to equilibrato con un sacco di giocatori che possono darti fastidio sin dal primo turno. Poi, gli avversari da battere so­no sempre gli stessi. Amo gio­c­are a tennis a New York e spe­ro di riuscire a dare il massi­mo per confermare quanto già fatto in passato».

Possiamo lasciarsi andare con un pronostico per la fi­nale? Federer contro Na­dal per la prima volta nella Grande Mela?

«Prima volta per loro, non certo per me e per lui. Vedia­mo, io non vedo l’ora di co­minciare e immagino anche lui. Sarebbe bello poter dispu­tare una finale assieme an­che qui a New York: è uno dei pochi tornei dove non ci sia­mo trovati naso contro naso sotto rete».

Ritorniamo a parlare di Fe­derer: in una recente inter­v­ista lei ha dichiarato di vo­ler giocare fino a memoria visiva delle sue due gemel­line. Ha un’idea di quanto tempo ancora?

«Personalmente questo è un discorso che non ho mai affrontato in maniera concre­ta nella mia carriera. Penso piuttosto sia una questione di rendimento fisico e al mo­mento, messi da parte i mesi di giugno e luglio, posso dire di star bene e preferisco con­centrarmi solo sul prossimo futuro, non di certo su cosa accadrà nei prossimi due o tre anni».

Pensando ad un Roger Fe­derer del futuro, come cambia il suo modo di gio­care a tennis in virtù di un' età che purtroppo non con­dona nessuno?

«A livello di esperienza cambia ben poco. Non penso che il mio tennis possa cam­biare in maniera radicale con il passare degli anni, piutto­sto, l'unica cosa che possono cambiare sono appunto gli episodi e le coincidenze di giocare contro certi giocatori piuttosto che certi altri. Poi quando sarà il momento, tire­remo le somme ma di sicuro, non ho nessuna voglia di fare un bilancio adesso: penso sia inopportuno».

Il momento più bello in carriera?

«Ne ho avuti tanti, impossi­bile sceglierne uno».

Nemmeno la vittoria di Pa­ri­gi che le ha regalato l'ulti­mo slam che le mancava?

di Mitja Viola

 

«Se penso alla mia carriera, ripeto sono stato fortunato abbastanza da riuscire a vive­re tutto questo in prima per­sona per così tanto tempo che accetto a testa alta tutto quanto mi è capitato senza troppi giri di parole».

Ultima domanda: pensan­do agli US Open al suo se­sto possibile titolo, come si fa a battere Nadal?

«Devi mantenere alta l'in­tensità della

partita perché lui non ti regala nulla. Quello è poco ma sicuro. Ripeto, a Cincinnati ho avuto delle otti­me sensazioni, quindi scen­do in campo per giocare il mio tennis e cercare di vince­re come ho sempre fatto».

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