IL FENOMENO/2Boom delle «tax free zone» negli ultimi trent'anni Il Italia il caso Livigno

Negli ultimi trent'anni, il fenomeno delle zone franche si è sviluppato rapidamente a livello internazionale. Nel 1970 solo pochi paesi ne erano dotati, ma già nel 1996 l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) stimò in circa 500 le zone franche industriali d'esportazione localizzate in ben 73 paesi, mentre l'elenco internazionale elaborato nel 1997 dalla World Economic Processing Zones Association (WEPZA) indicava in ben 830 il numero totale di zone franche d'esportazione e zone franche commerciali sparse in tutto il mondo. Gran parte di tali zone sono inoltre localizzate in paesi in via di sviluppo e concentrate in tre macroaree geografiche: Asia sud-orientale, America centrale e Mediterraneo meridionale. Tali stime sono state confermate anche da un recente censimento a livello mondiale della International Labour Organization (ILO).
In Italia il caso più celebre è quello di Livigno. Il comune più a nord della Lombardia, è Porto franco praticamente da sempre. La prima legge dello Stato che riconosce l'autonomia tributaria è del 1910. Prevedeva “esenzioni gabellarie” per il territorio di Livigno, che riguardavano sempre bestiame e prodotti caseari. Nel 1952 la legge viene allargata al commercio. E nel 1973, negli anni del primo boom turistico, dopo l'apertura del valico del Gallo, viene istituito il diritto speciale sui prodotti importati nel paese.

Lo Stato qui non applica nessuna tassa, né l'Iva né le accise. I prezzi sono più bassi che nel resto d'Italia e attraggono gli interessati. Soprattutto per la benzina. Le casse comunali, grazie a questo, sono sempre in attivo.

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