Cronaca locale

«Fermare i graffitari? Bisogna arrestarli»

Vanoni: «Sì alle ronde notturne». Di Lazzaro: «Telecamere fisse sui palazzi storici»

Gioia Locati

Via i pasticci dai muri. E i disegni, quelli belli, lontano dai palazzi, a decorare le aree dismesse. Il no ai graffiti è corale e quasi a tutto volume. In redazione sono arrivate decine di lettere a sostegno dell’informatico che ieri ha imbrattato l’opera di un graffitaro. Segno che la città non ama gli «spegasc» per dirla con Ornella Vanoni. Abbiamo chiesto a milanesi famosi e a politici di lasciare il loro segno, una ricetta per una città più bella. C’è chi propone le telecamere sui palazzi, come l’attrice Dalila Di Lazzaro. «Così resta il filmato e l’imbrattatore gira alla larga». Quanto alle opere «con un senso e belle come ce ne sono in America proporrei di farle realizzare nei punti morti della città per vivacizzarli. O nei sottopassaggi squallidi». Per Ornella Vanoni che sottolinea la differenza fra «spegasc», scarabocchi e «graffiti straordinari alla Keith Haring (famoso graffitaro americano), questi ultimi sì ma solo nelle aree industriali, non su palazzi e monumenti» il rimedio sarebbero le ronde notturne. «Agenti in borghese. Poi, una volta colti sul fatto, saranno gli autori degli scarabocchi a ripulire la città». Il consigliere comunale Fabrizio De Pasquale, segretario della neoassociazione antigraffiti chiede più repressione e del «vendicatore» che ha pasticciato l’opera del writer dice: «Denuncia la forte insofferenza dei cittadini a questo malcostume a cui non corrisponde la repressione delle forze dell’ordine. Propongo: un pool di venti ghisa che indaghino sui writers, consultino i loro siti, formino una banca dati con le firme che compaiono sui muri, partecipino ai loro convegni». Originale il commento di Vittorio Sgarbi: «Ben vengano i graffiti se rimediano alle architetture infami». E per il neoassessore alla Cultura sono «infami» tutte le costruzioni dagli anni ’60 in poi. «Se su una parete non c’è qualità non si viola nulla», al contrario «se ad essere imbrattati sono i monumenti o i palazzi storici allora gli scarabocchi vanno censurati». Il nemico dei graffiti poi «ha messo in luce una contraddizione efficace, quella del graffitista che scrive ovunque e si trova anche lui una scritta sul suo disegno. Lo approvo, è un graffitista pure lui».
«La ronda è una sciocchezza» opinione del filosofo Stefano Zecchi: «Copiamo piuttosto da chi ha fatto bene. Londra era la patria del graffitismo selvaggio, ora non lo è più. E non c’è stata repressione ma copertura sistematica delle scritte. Davanti a un giovane che trasgredisce cosa vuole che gli facciano, siamo in un Paese dove una brigatista che ammazza merita 12 anni di galera. La soluzione è pulire tempestivamente: i writers vogliono lasciare il segno per ritrovarlo ogni volta. E noi lo cancelliamo». Pensiero che accomuna Zecchi all’ex sindaco Gabriele Albertini, in prima linea nella lotta anti-graffiti (è stato più volte a New York per discuterne col primo cittadino Giuliani): «Se si vuole il problema è già risolto. L’Amsa offre ai condomini un abbonamento di cinque anni al costo di mezzo caffè al giorno per ciascun condomino (la pulizia di un metro quadrato costa meno di un euro). La spesa è inferiore a quella della manutenzione dell’ascensore. Ed è dimostrato con i palazzi comunali: da quando vengono rinfrescati tutti i mesi, i writers “colpiscono” soltanto nell’1 per cento dei casi». «Se non cambiamo la normativa, la battaglia si vince solo a metà - parola del vicesindaco Riccardo De Corato -; quando la polizia acchiappa il writers lo denuncia per reato contro il pubblico patrimonio che si estingue con una multa. Non possiamo obbligare un ragazzo a pulire un muro, non siamo nel far west, serve una legge. La tolleranza zero di New York è fatta di norme precise. In Senato ci sono due mie proposte, la prima prevede l’arresto immediato di chi viene colto sul fatto. Arresti domiciliari per 45 giorni, durante i quali non si va alla partita o in discoteca ma ci si dedica a lavori socialmente utili. Secondo disegno: chiedere una cauzione a chi chiede il permesso per fare un corteo. Si fotografa il percorso e se dopo si trovano le scritte si trattiene la cauzione».

Il gesto del signore indignato contro il grafitaro? «Non lo propongo per l’Ambrogino ma ha interpretato lo stato d’animo di migliaia di milanesi».

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