«Ferrante ruba voti? Niente di male»

Così Rifondazione difende l’ex prefetto dalle proteste di Margherita e Sdi. La Quercia: «Lasciamolo lavorare...»

Gianandrea Zagato

L’ex sindaco socialista Carlo Tognoli e l’ex amministratore Pci Gianni Cervetti non figurano nella lista civica di Bruno Ferrante. E non c’è neppure traccia dell’ex assessore del centrodestra Sergio Scalpelli. Eppure il loro contributo al raggruppamento dell’aspirante sindaco del centrosinistra è determinante. È infatti questo terzetto di politici navigati a tessere quella tela della lista civica che per l’Unione, parola di Pierfrancesco Maiorino, «sarà un valore aggiunto».
Sono loro i tre suggeritori arruolati dall’ex inquilino di corso Monforte per recuperare voti tra la società civile e sottrarli al centrodestra. Peccato però che, giorno dopo giorno, il terzetto sottrae consensi soprattutto alla Margherita e allo Sdi: sottrazione di voti che provocano mal di pancia ad ogni indiscrezione sui possibili candidati della lista Ferrante, che naturalmente sono espressione diretta della Margherita e Sdi. Irritazione per lo snaturamento della lista civica che esplode in rabbia quando poi si rilegge quel virgolettato di Maiorino, dove il segretario cittadino della Quercia parla di «schieramento estremamente plurale che deve, e i Ds lavorano con decisione per questo, qualificarsi nel nome di una voglia di fare per la città tutta “positiva” ossessionata dalla voglia di garantire creatività e innovazione».
Parole che suonano quindi stonate, come fossero una presa in giro, e che la Margherita pur preferendo non commentare, «evitiamo così di gettare altra benzina sul fuoco», sventola come la prova provata del giochino sporco che si sta consumando ai suoi danni e a quelli dello Sdi. Già, nessuno nasconde più o smentisce il tentativo di candidare esponenti delle segreterie e personalità dei due partiti in quella lista civica che, ufficialmente, secondo la versione di Ferrante, deve «coinvolgere il mondo cattolico e l’area riformista, così importante a Milano». La conferma arriva da Rifondazione: «Non c’è niente di male nel mettere in lista esponenti della società civile e personalità che si riconoscono nel progetto dell’Unione per il governo di Milano» sostiene Augusto Rocchi, segretario cittadino Prc. Affermazione seguita a ruota da quella del coordinatore della Quercia meneghina, Carlo Cerami: «Lasciamo Ferrante a lavorare, a costruire una lista forte e autorevole, aperta alla società e senza precostituire confini».
Come dire: non c’è niente male se l’ex prefetto fa shopping elettorale anche tra i partiti dell’Unione. Valutazione che, ieri sera, nel corso della segreteria provinciale del Botteghino ha trovato consensi e che, stamani, al quartiere generale dell’ex prefetto sarà venduta come la linea dei Ds. Quella di chi, tra l’altro, accetta le imposizioni di candidati nazionali, i «paracadutati» da Roma, anche se queste vanno a danno di candidature assai attese come quella, esempio, di Marilena Adamo. Linea sottoscritta da Filippo Penati: «Candidati dall’alto?Contributo importante per la partita che si gioca a Milano».

Considerazione finale fatta propria da Ferrante, mentre si denuncia un «tentativo di spingerlo a fare liste di tipo “terzista”». Il manovratore? Chi dallo Sdi e dalla Margherita applaudiva al candidato sindaco Umberto Veronesi. E che, adesso, osserva la nascita di una lista civica in mano al trio Cervetti-Tognoli-Scalpelli.

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