Economia

Ferrovie, Alitalia e Poste: veti incrociati Ds-Margherita

Nella rosa dei papabili ci sono tra gli altri Paolo Cuccia Maurizio Basile e il redivivo Francesco Mengozzi

da Roma

I veti incrociati fra Ds e Margherita fanno saltare quello che poteva essere un tentativo di individuare un’intesa sulle nomine pubbliche: Fs e Alitalia, in primo luogo. Ma anche Poste. L’accordo doveva essere trovato - nelle intenzioni iniziali - in una colazione di lavoro a Palazzo Chigi. Ma vuoi per le rivalità personali fra i diversi «king maker» (fra Palazzo Chigi ed Economia non c’è sintonia sull’argomento nomine), vuoi per i veti politici interni alla maggioranza, vuoi per la mancata volontà di Elio Catania di dimettersi da presidente delle Ferrovie (e quindi liberare la poltrona), l’incontro è fallito. Così, consumato con un nulla di fatto l’antipasto, si è finiti a parlare di cuneo fiscale e contributivo.
La Margherita ha messo in campo Paolo Cuccia per le Ferrovie. I Ds (sostenuti da Rifondazione, assente all’incontro) hanno risposto con Mauro Moretti. Le schermaglie sono proseguite su Alitalia. Dove si sono contrapposti Maurizio Basile e Vittorio Colao. Nella rosa di nomi figurava, in quota Ds, anche Vito Gamberale che, vista la situazione, ha preferito diventare vice commissario della Federcalcio. L’ex amministratore delegato della Rcs, però, figura anche in un’altra partita, quella delle Poste. Su questo terreno di gioco, tuttavia, se la deve vedere con Francesco Mengozzi: già nell’azienda guidata da Massimo Sarmi e Vittorio Mincato.
Questa girandola di nomi, però, rischia di restare congelata per ancora molto tempo, nonostante la colazione di lavoro di ieri. Almeno fin quando una delle «poltrone» non viene liberata. In modo particolare, Catania e l’intero consiglio delle Fs non hanno alcuna intenzione di dimettersi. Con un particolare. In questa situazione kafkiana chi ne fa le spese è proprio l’azienda Ferrovie dello Stato. Da tre mesi, circa, è ferma. E rischia di restarci ancora parecchio, visto che la maggioranza non riesce a offrire una soluzione condivisa sulle nomine.
Così la colazione è proseguita sui conti pubblici. La discussione si è concentrata sull’opportunità o meno (visti i costi di copertura) del taglio di cinque punti del cuneo fiscale. Secondo Palazzo Chigi, i benefici che potrebbero essere innescati nell’economia reale da operazione di questo tipo sarebbero superiori ai costi. Padoa Schioppa, alle prese con una finanziaria da 35 miliardi, non dubita della validità del taglio; il problema è come reperire i 10 miliardi necessari alla copertura.

Ha tutto agosto per pensarci.

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