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Festa per le guardie svizzere: giurano 33 «difensori» del Papa

Cornice speciale per il giuramento delle reclute delle guardie svizzere. Come ogni 6 maggio, in ricordo dei 147 «svizzeri» caduti nel 1527 per difendere Clemente VII dai Lanzichenecchi, i nuovi soldati hanno proclamato la loro fedeltà al Papa, se necessario fino alla morte. Ma anziché il cortile di San Damaso è stata piazza San Pietro a fare da scenario alla cerimonia. Quest’anno cadono i 500 anni della fondazione del più piccolo esercito del mondo e il giuramento ha richiamato almeno ventimila persone, moltissimi dai cantoni svizzeri, presente anche il presidente della Confederazione elvetica, Mortiz Leunenberger. Il Vaticano era rappresentato da una decina di cardinali, dal sostituto alla segreteria di Stato monsignor Leonardo Sandri, dal «ministro degli Esteri» Giovanni Lajolo. Le 33 reclute, 22 di lingua tedesca, nove francese e due italiana, hanno giurato ognuna con la mano sinistra sulla bandiera e la destra con tre dita aperte, a indicare la Trinità. Il cappellano Alois Jehle ha letto la formula generale del giuramento, e ogni recluta ha pronunciato la parte finale. Gli alabardieri si sono impegnati a difendere il Papa, anche fino al sacrificio della propria vita, e a essere fedeli ai cardinali in caso di sede vacante.

Vista la solennità della ricorrenza, erano presenti gruppi di altri eserciti; un gruppo interforze italiano di Esercito, Marina, Aeronautica, Carabinieri e Guardia di Finanza e drappelli di corpi storici britannici e spagnoli. Il comandante della Guardia, il colonnello Elmar Theodor Mader, ha espresso ai colleghi italiani la partecipazione al «dolore» per i caduti di ieri a Kabul.

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