di Chiara Campo e Sabrina Cottone
«Milano è la mia casa, la amo profondamente e finché potrò aiutarla darò tutto il mio impegno». Tradotto: si ricandida? «Non voglio ipotecare il mio futuro, ma è certo che sono orgogliosa di fare il sindaco e amo il mio lavoro». Letizia Moratti, alla festa del Pdl che ieri è stata chiusa al Lido dal premier Silvio Berlusconi, non si autoproclama la candidata a Palazzo Marino per il 2011, anche se già il ministro Mariastella Gelmini l’ha definita una conseguenza «naturale». E anche l’ex «colonnello» di An, il ministro e coordinatore del Pdl Ignazio La Russa, ieri fa presente «la regola che vale per tutti i sindaci». E cioè che «innanzitutto non si dovrebbe giudicare a metà mandato, anche se i primi risultati positivi si possono già vedere. Poi, in genere un sindaco dura dieci anni, dopo cinque non sono i partiti ma i cittadini a giudicare. E penso che la Moratti meriti che questa regola sia rispettata».
La diretta interessata si limita a trasmettere al partito e ai milanesi che il mestiere le piace e per il bis è a disposizione. Vista la platea, non fa neanche cenno al braccio di ferro che si trova a giocare un giorno sì e l’altro pure con Pdl e Lega - dall’Ecopass al tema della moschea in città, fino all’ultimo scontro sul condono per le vecchie multe - ma anzi, assicura: «Sono in grandissima sintonia con la mia maggioranza, per questo sempre in passato, e sottolineo sempre, ho rifiutato tutti gli incarichi che mi sono stati proposti dal centrosinistra. Sento di avere gli stessi valori di libertà, democrazia e anche i valori dell’allegria e della fiducia della mia maggioranza che è formata dal Pdl e dalla Lega. Bisogna guardare avanti, al futuro, e non pensare solo alle cose negative». A domanda diretta (qui il sospetto è che finga benissimo) garantisce: «La mia maggioranza non mi fa mai arrabbiare».
Sul palco accanto a lei ci sono i sindaci di Reggio Calabria Giuseppe Scopelliti, quello di Varese Attilio Fontana e quello (applauditissimo) di Roma, Gianni Alemanno. Lui, per l’appunto, ha concesso quella sanatoria sulle multe prese prima del 2004 con cui il sindaco, se non litiga con la maggioranza, sarà almeno costretta a discuterci animatamente nei prossimi giorni, visto che il Pdl vuole che Milano copi la capitale e lei si è già dichiarata contraria. Stare a fianco di Alemanno le ha fatto cambiare idea? «Di questo, ne parliamo un altro giorno», nicchia.
Di certo, confessa che quella del sindaco «è una vita intensa e piena, fatta di momenti belli e meno belli». Ringrazia il vicesindaco Riccardo De Corato, seduto in platea, quando ricorda i «momenti drammatici come la tragedia di via Lomellina, quando abbiamo passato la notte con la mamma del piccolo scomparso, un ricordo che porterò sempre dentro di me», ma anche quelli di festa, come «l’inaugurazione di una fontana che i bambini aspettavano da tempo. Vorrei poter dare risposte a ogni persona, ma non ci si riesce e questo è il dispiacere che mi porto dentro ogni sera».
Prima che alle Comunali, il sindaco di Roma pensa al 2010: «Bisogna confermare il buongoverno del Nord, della Regione Lombardia. E qui voglio dire agli amici della Lega che il Pdl non può derogare dalla sua funzione di partito nazionale, e quindi anche di partito del Nord».
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