Festa in piazza per i Beati Pronte 12mila sedie e quattro maxischermi

Per la prima volta nella storia due sacerdoti verranno proclamati beati in Duomo. Così ha voluto Papa Benedetto XVI: d’ora in avanti «i cristiani che sono stati un modello esemplare di vita» diventeranno beati nella loro diocesi e non a più a San Pietro, come si faceva dal 1662. Domenica toccherà a monsignor Luigi Biraghi, fondatore nel 1838 dell’istituto delle suore Marcelline, e don Luigi Monza, che un secolo più tardi creò l’Istituto delle Piccole apostole della carità. «Una grande gioia» è stato il primo commento di Dionigi Tettamanzi, che alle 10.30 presiederà la cerimonia insieme al cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle cause dei santi e delegato dal Papa a proclamare beati i due sacerdoti. Una cerimonia si terrà nella piazza davanti alla cattedrale, dove saranno montati 4 maxischermi e sistemate 12mila sedie per i fedeli in arrivo da tutta Italia.
I tagliandi per i posti a sedere (gratuiti) sono esauriti. Chi non li avesse potrà seguire la cerimonia in piedi, dietro le transenne. «Il Duomo può contenere 4.500 fedeli, era inevitabile trasferirci nella piazza» racconta monsignor Mario Spezzibottiani, presidente del Comitato per le beatificazioni. La zona con le sedie verrà aperta alle 8, alle 9.30 inizierà la preghiera che porterà alla messa con la proclamazione delle 10.30. Sarà possibile seguirla su Telenova e attraverso il sito della diocesi (www.chiesadimilano.it). Sono attesi 15 vescovi italiani e stranieri, dall’Ecuador al Brasile.
Ma quale è stata la vita dei due beati? «Monsignor Biraghi era un uomo di studi e un educatore, don Monza viveva e operava nella sua parrocchia» spiega monsignor Ennio Apeciti, responsabile del Servizio per le cause di beatificazione. Biraghi con i suoi studi permise di ritrovare il corpo di Sant’Ambrogio nella basilica, per trent’anni insegnò in seminario e fu dottore della Biblioteca ambrosiana. A Cernusco fondò il primo istituto delle Marcelline «per dare un’istruzione alle giovani milanesi del 1800 che per la società di allora dovevano solo avere bella presenza». Si chiama invece «La nostra famiglia» l’istituto fondato da don Monza nel 1946 a Vedano Olona (Varese). «Da allora ci prendiamo cura dei bambini disabili, li curiamo in modo scientifico e sviluppiamo le loro abilità» racconta Michela Boffi delle Piccole apostole della carità, l’istituto secolare fondato da don Monza e che oggi ha sedi in Italia, Brasile, Ecuador e Sudan.
Per diventare beati - e poi santi - si deve aver compiuto un miracolo. A don Monza è attribuita la guarigione di un giovane colpito da una febbre virale. «Era in Germania e i medici lo davano per spacciato, con 42-43 gradi di temperatura il cervello era compromesso e aveva avuto due arresti cardiaci - racconta Apeciti -.

Il padre del ragazzo chiese una reliquia di don Monza e mentre canticchiava una canzone che piaceva al figlio lo vide risvegliarsi dal coma: “Però, canti bene papà” disse il ragazzo che poi diventò traduttore a Bruxelles». Don Biraghi salvò invece una suora. È lei stessa, qui sotto, a raccontare come andò.

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