Fiat prova a chiudere i 6 mesi della paura

Ora la spina nel fianco si chiama investment grade

Fiat prova a chiudere i 6 mesi della paura

da Milano

Il ritorno all’«investment grade», ovvero il momento in cui il termine «spazzatura» non sarà più abbinato al titolo Fiat, è la spina nel fianco che Sergio Marchionne fa fatica a togliere. E che, in più di un caso, ha provocato la dura reazione da parte dell’ad della Fiat nei confronti delle agenzie di rating. Finora soltanto Fitch ha deciso di promuovere il debito del Lingotto, all’appello mancano invece Standard&Poor’s e Moody’s che, invece, continuano a prendere tempo. Fino a quando la spina nel fianco seguiterà a dare fastidio a Marchionne? L’«investment grade» potrebbe arrivare nella seconda parte dell’anno, magari ad autunno inoltrato, dopo che Marchionne avrà presentato i dati del terzo trimestre, insieme - se la situazione lo consentirà - all’innalzamento degli obiettivi 2008, come anticipato nel corso dell’assemblea degli azionisti di lunedì. Questa possibile revisione, secondo un analista, «dimostra come l’ad della Fiat stia seguendo la dinamica della congiuntura e, in particolare, quanto espresso dal capo della Fed, Ben Bernanke, ovvero che la situazione è stimata in miglioramento nella seconda parte del 2008».
Per il Lingotto, intanto, la ruota sembra essere tornata a girare dalla parte giusta. I primi segnali arrivano dalla Borsa: ieri le azioni torinesi hanno sfiorato la quotazione di 15 euro, fermandosi a 14,90 con un progresso dell’1,33% in una giornata caratterizzata da scambi elevati: 291 milioni di titoli passati di mano, pari al 2,6% del capitale.
A premiare il gruppo è stato lo studio di Morgan Stanley, i cui analisti hanno migliorato il giudizio sul Lingotto da «underweight» (sottopesare) a «overweight» (sovrapesare) con un prezzo obiettivo rivisto a 18 da 17 euro. Un giudizio, questo, reso ancora più importante dal fatto che Morgan Stanley, nei confronti della Fiat, è sempre stata prudente e non molto tenera. In proposito, secondo Giulio Baresani Varini (Banca Mb), «il flusso grosso di vendite sul titolo Fiat è finito e, nel breve, le azioni hanno già rimbalzato bene»; l’atteggiamento del mercato, inoltre, «è forse quello di aver “pestato” abbastanza. Il titolo era sceso molto, anche perché i “ciclici” (Fiat continua a risentire troppo dell’andamento della divisione Auto, ndr) non sono ben visti». Per l’esperto, comunque, «Fiat non è da mollare: il titolo potrebbe arrivare a 16-17 euro, a 20 nella somma delle parti.
Baresani Varini osserva poi che a favorire Torino è anche l’atteggiamento di Marchionne «sempre pronto a commentare le vicende di casa Fiat e dal quale, ogni giorno, si aspetta sempre l’annuncio di qualcosa». Cosa che invece non accade, per esempio, «alla Telecom dove l’atteggiamento dei vertici è costantemente sulla difensiva».
Azioni Fiat in ripresa, dunque, e tornate ai livelli d’inizio anno, ma ancora molto distanti dalla forchetta 22-24 euro di settembre-ottobre 2007 fino a quando, a partire da novembre, il titolo ha gradualmente perso terreno arrivando a toccare, il 13 marzo scorso, il minimo di 11,94 euro.

Discesa iniziata dopo la presentazione dei dati del terzo trimestre, al di sotto delle attese, secondo un analista Usa, per quanto riguarda Cnh (trattori ed escavatori).
E, anche in quella occasione, Marchionne aveva alzato la voce, per paragonare, qualche settimana dopo il titolo Fiat «a una sorta di Bancomat».

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