Fiat, ricatto di Chery a Marchionne I cinesi alzano la posta con Torino

da Milano

Per fortuna che a tenere alto il morale in casa Fiat ci sono, in questi giorni, i festeggiamenti a corollario del lancio della 500 e i complimenti arrivati ieri dalle colonne dell’Economist («La Fiat è di nuovo cool»). In realtà, nonostante tutto questo e la previsione di un terzo trimestre «in linea con gli obiettivi», l’umore di Sergio Marchionne non è dei migliori. Il caso Cina, infatti, comincia a pesare come un macigno. Sotto la Muraglia il Lingotto è finito in un cul de sac. Da una parte c’è il partner storico Nanjing impegnato a rianimare il marchio inglese Mg, dall’altra il socio che fino a poco tempo fa poteva essere considerato più affidabile, ovvero Chery, che alla fine ha pensato bene di alzare la posta sulle trattative in corso con Torino.
Ed è così che Fiat e Chery, come anticipato nei giorni scorsi dal Giornale, sono arrivate ai ferri corti. La situazione viene definita da alcune fonti complessa e c’è anche chi parla di una sorta di ricatto da parte cinese. Per raggiungere l’obiettivo di vendere 300mila vetture in Cina nel 2010, Marchionne deve assolutamente spingere sull’acceleratore. Ma a frenare di continuo sono i soci con gli occhi a mandorla. Chery, infatti, avrebbe avanzato alla Fiat una serie di pretese difficili da soddisfare per quanto riguarda i piani di produzione e distribuzione delle vetture di automobili italiane. Al quartier generale della Chery a Wuhu, nella provincia di Anhui, avrebbero infatti puntato i piedi per avere una sorta di esclusiva in vista del previsto sbarco, con la 159, del marchio Alfa Romeo in Cina. Finora l’unico punto fermo nella partnership tra Fiat e Chery sembra essere l’accordo sulla fornitura di motori (100mila unità l’anno) da montare sulle vetture torinesi realizzate sotto la Muraglia e al di fuori di quel mercato. C’è però da chiedersi cosa accadrà se i rapporti tra i due gruppi dovessero precipitare.
Chery, tra l’altro, non è nuova a riservare brutte sorprese. Nei mesi scorsi il gruppo di Wuhu era finito sui giornali di tutto il mondo per un presunto caso di spionaggio industriale ai danni della coreana Kia. Per non parlare della QQ, vettura fotocopia della Daewoo Matiz, la cui presentazione aveva mandato su tutte le furie lo stato maggiore della General Motors.
Intanto, secondo l’agenzia cinese Xinhua News, Chery si prepara a incrementare a un milione di unità la produzione annuale di veicoli entro il 2010.

Quest’anno i piani prevedono l’aumento della capacità produttiva di 200mila veicoli, portandola a 700mila. Ambiziose anche le stime per i mercati Nordamericano ed europeo: vendere, nel 2019, mezzo milione di autoveicoli.

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