Con Ficarra e Picone «Striscia» vola più in alto

Al loro esordio, lunedì, hanno fatto otto milioni di telespettaori. E va bene che probabilmente Striscia la notizia farebbe otto milioni anche se fosse chi scrive a presentarlo, però è sempre un risultato d’effetto per un programma che va in onda da vent’anni e per due comici che alla sua consolle siedono ormai da sei edizioni. Salvo Ficarra e Valentino Picone sono tornati alla conduzione del Tg di Antonio Ricci con il loro surrealismo e hanno ottenuto un ascolto da evento di prima serata. Sarà che alla gente piace avere eroi nuovi ad occuparsi delle loro ingiustizie, a sistemare le loro magagne. Sarà che Ficarra e Picone hanno una comicità «alta» ma comprensibile a tutti. Ed è con quella che provvedono a scudisciare i cattivi e a svelare le truffe. Sarà che è come avere un pezzo di Zelig tutte le sere prima di cena. Come ascoltare il commissario Montalbano senza un copione di Andrea Camilleri, per via dell’accento siciliano e della capacità composta di ridimensionare le sciagure.
Sarà che si aggiornano sui fidanzati delle veline «eravamo rimasti al numero sedici ma era solo l’anno scorso», mentre mandano in onda un Pierluigi Bersani canterino e un Silvio Berlusconi fuori onda, mentre si scervellano per capire come mai Elisabetta Gregoraci e Flavio Briatore abbiano deciso di chiamare il figlio proprio così: Nathan Falco. O mentre commentano la vendemmia taroccata in diretta a Ciack si canta di Emanuele Filiberto di Savoia. E mentre seguono la consegna del Tapiro a Emma Bonino, il servizio sui cavalli maltrattati, quelli sui vip rifatti male o le statistiche sulle vittime dell’influenza.
«Ficcanti» ma lievi. Dentro al format ma altro rispetto al format. Perché non nascono con Striscia, non «muoiono» con Striscia, ma vivono di vita artisticamente propria. Per questo quando arrivano è così una festa per l’Auditel. Perché portano dentro quello che sono quando sono lontani da lì. Coi loro tic, i loro set cinematografici, le loro macchiette, le loro «matasse», l’equilibratissima divisione dei loro ruoli. Uno e «l’altro» sapientemente mai sovrapposti. Senza vittime e senza cannibali. E perché a tutto ciò Striscia la notizia aggiunge il resto, che aggiunge sempre.

I tempi-Striscia, il ritmo-Striscia, il linguaggio-Striscia, il mondo-Striscia. Loro ci stanno dentro senza guidare troppo né lasciarsi guidare troppo. In un delicatissimo bilico seguito da otto milioni di telespettatori.

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