Controcultura

Fiction o saggio. La giustizia stravince nelle classifiche

Senza fine il successo di pm che indagano su casi difficili. E poi c'è il caso Sallusti-Palamara

Fiction o saggio. La giustizia stravince nelle classifiche

La giustizia entra volentieri in libreria. Non nel senso che il mercato librario sia equo, ma nel senso che raccontare quello che accade nelle aule di tribunale, sia che si tratti di saggistica sia di narrativa, funziona sempre. Per rendersene conto basta dare un'occhiata alle classifiche. Ad esempio avvicinandosi il trentennale di Mani Pulite ovvio il successo di un saggio come quello di Filippo Facci 30 aprile 1993. Bettino Craxi. L'ultimo giorno di una Repubblica e la fine della politica (Marsilio). Questo volume sospeso tra il saggio e il memoir ovviamente prende le mosse dall'aggressione a Craxi avvenuta all'hotel Raphael di Roma ma lo sfondo di tutta la narrazione è la tempesta giudiziaria che travolse la Prima repubblica. Se il tema giustizia nella saggistica prospera, sarebbe pleonastico soffermarsi su uno dei libri più letti del momento, Il sistema (Rizzoli) di Alessandro Sallusti e Luca Palamara, bisogna constatare che anche nel romanzo la fa da padrona. Uno dei libri più letti degli ultimi mesi è La disciplina di Penelope (Mondadori) di Gianrico Carofiglio. La protagonista è Penelope Spada, un ex pubblico ministero milanese che ha dovuto lasciare la professione in seguito a un non meglio precisato incidente; da allora vive una vita sull'orlo della depressione. Viene però coinvolta in una indagine privata che in parte la fa uscire dalla sua crisi esistenziale. E in effetti per quanto nei gialli si parli sempre di commissari in Italia il ruolo inquirente è affidato soprattutto ai pubblici ministeri... E in quest'ambito Carofiglio che oltre ad essere uno scrittore è un ex magistrato ha esperienza diretta e l'ha riversata in un sacco di romanzi come quelli dedicati all'avvocato Guido Guerrieri. Nello stesso filone si muove Giancarlo De Cataldo giudice di corte d'assise e scrittore. Oltre ai romanzi dedicati alla banda della Magliana questa toga, prestata alla letteratura, ha sfornato la serie dedicata al pubblico ministero Manrico Spinori al centro di due romanzi a cui dovrebbe aggiungersene un terzo. Spinori, protagonista di Io sono il castigo e Un cuore sleale (entrambi i titoli sono Einaudi) è un nobile con trascorsi radical chic e giuridicamente parlando è relativamente garantista nei modi verso gli indagati e dotato di equilibrio nei rapporti personali. Però in Io sono il castigo anche piuttosto accentratore d'indagine e uso ad utilizzare intercettazioni a piene mani oltre a non digerire troppo i puristi dell'equo processo. Speriamo non sia un pm troppo realistico...

Ma le aule di giustizia sono un terreno esplorato soprattutto dagli scrittori a stelle e strisce, sono gli Usa la vera patria del legal thriller. In questo caso uno degli ultimi volumi arrivati è una vera chicca ovvero la Legge dell'innocenza (Piemme) di Michael Connelly. Al centro della vicenda l'avvocato Mickey Haller che sull'orlo della pandemia sta gestendo un complicato processo per omicidio. Diversamente dal solito però è lui ad essere l'imputato. Haller è un personaggio che Connelly ha messo in scena altre cinque volte. Ma in questo caso è particolarmente efficace a portare il lettore nella logica del processo. Spiega Haller: «Un caso di omicidio è come un albero... Il mio lavoro è abbattere l'albero e bruciarlo, riducendolo in cenere». Spazio alla difesa quindi e non solo al tintinnare di manette.

Potrebbe anche venirvi in mente se volete leggere di giustizia di mettere le mani su un classico. Ce ne è uno quasi dimenticato: Diario di un giudice di Dante Troisi (1920-1989). Pubblicato prima a puntate sul Mondo di Mario Pannunzio nel 1955 venne poi edito da Einaudi. Il testo rappresentava realisticamente il mestiere quotidiano dei giudici. Lo scandalo fu enorme e Troisi ne ebbe una censura disciplinare.

Parlare di giustizia non è mai facile.

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