La Fiera di Natale e l’obolo per la discarica a cielo aperto

La Fiera di Natale e l’obolo  per la discarica a cielo aperto

(...) Oltre naturalmente al vespasiano, fresco di ristrutturazione, che bisogna passarci almeno a cinque metri di distanza tanto è l’odore nauseabondo che emana. «E i topi? Son grandi come conigli». Giusto, i topi che banchettano al calar del sole, indisturbati, tra la spazzatura marcescente.
Benvenuti alla Fiera di Natale ai giardini Brignole, nel cuore della Superba o di quel che ne resta, dove le bancarelle che vendono la merce sotto i tendoni bianchi - anche prodotti commestibili tra l’altro - sono circondati da una discarica a cielo aperto. Costretti a convivere con l’immondizia, gomito a gomito. Per la quale - e qui sta il bello - hanno versato persino un obolo di 50 euro a testa, che significa 7.700 in totale, perché l’Amiu si occupasse di igiene e decoro. Quotidianamente, uno s’immagina. Sbagliato.
«È dal 1° dicembre che chiediamo al Comune di pulire. Invece sono venuti qui il primo giorno quelli dell’Amiu, ci hanno dato i sacchetti per i rifiuti. E poi chi li ha più visti. La sera passano con una macchina in mezzo alle bancarelle e buttano tutte le cartacce sotto ai banchi - sbottano gli operatori della Fiera di Natale -. E però, appena lasci la moto un momento in un posto che non va bene, sono subito pronti a farti il verbale».
Giurano gli operatori della Fiera che ci sono postazioni che sborsano anche fino a seimila euro come tassa per il plateatico a Tursi, ma non c’è nemmeno un operaio che venga a spazzare. «Abbiamo dovuto pagare noi uno dei nostri perché pulisse. Ma ci rendiamo conto? Non ci sono neanche i bagni chimici, se abbiamo bisogno, dobbiamo andare in stazione o al Mc Donalds. L’acqua non c’è. E non ci vengano a dire che sono in deficit. Glielo dico io quello che succede: il Comune non vede l’ora che arrivi Natale per incassarsi i nostri soldi. È una vergogna, una vergogna. A Novi Ligure la Fiera costa 70 euro per quattro giorni».
Di pomeriggio poi, la situazione peggiora. Ci sono i marocchini abusivi che piazzano i loro banchetti davanti ai tendoni e guai a toccarli. «Quando viene l’Annona per i controlli, è uno spasso. A noi ci chiedono se abbiamo pagato fino all’ultimo centesimo, a loro invece li lasciano stare. Non è questione di razzismo: come pago io, devono pagare anche tutti gli altri».
Davanti al banco delle frittelle campeggiano un paio di cassonetti verdi gonfi di rifiuti a un metro dal naso di chi compra e di chi frigge l’olio. «La gente, sa, magari prima di acquistare qualcosa si fa anche qualche domanda sulla pulizia...». E gli unici che ci rimettono sono loro, ancora una volta.
Sono anni però che questa storia va avanti: la battaglia per ottenere quel minimo di decoro e di pulizia che dovrebbero essere d’obbligo in qualsiasi mercatino - e nella città intera -, a maggior ragione se si vende anche merce commestibile e l’amministrazione invece che disattende puntualmente qualsiasi richiesta di igiene e qualsiasi sollecitazione in genere arrivi dalla sua cittadinanza.
Come la vicenda delle strisce pedonali per sostituire il sottopasso di via Cadorna dopo l’alluvione. «Hanno dovuto aspettare che ci fosse il morto per farle. Ci hanno messo due ore. Ci voleva tanto? Sono mesi che glielo diciamo».
Ma loro sono stanchi di parlare, stanchi, amareggiati, arrabbiati, delusi. «Il sindaco l’altro giorno è venuta in Fiera. Ma mica è passata di qui, non voleva vedere lo schifo che c’era, altrimenti avrebbe dovuto chiamare l’Amiu per pulire».
E pensare che proprio per risolvere la questione dei giardini Brignole, degrado, insicurezza, criminalità e tutti gli strascichi che si porta dietro una situazione simile, qualche tempo fa c’era stato un summit tra gli assessori Ottonello, Vassallo e Scidone. Allora vennero usate parole importanti, di un certo peso: rivoluzione, telecamere, recinzioni, illuminazione, emergenza, soluzione drastica.
Addirittura spazi per i bambini.

L’assessore alle manutenzioni su un giornale locale aveva persino confessato che la questione dei giardini Caviglia gli toglieva il sonno. Allora erano i primi di giugno. Di notti ne sono passate tante, tantissime. Ma la situazione qui a Brignole non è cambiata, nemmeno di una virgola.

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